Dopo i cinque anni in via definitiva rimediati nel processo “Black Money”, l’anziano boss di Nicotera Antonio Mancuso incassa altri dieci anni e sei mesi di reclusione nell’ambito del processo con rito ordinario scaturito dall’operazione “Maqlub” che ha fatto luce su un presunto giro di estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti a Nicotera, in provincia di Vibo Valentia. Un’inchiesta salita alla ribalta nazionale per la denuncia di Carmine Zappia, il coraggioso commerciante di Nicotera che si è ribellato ai suoi aguzzini rompendo il muro del silenzio in un territorio considerato un feudo del clan Mancuso. Un coraggio ripagato con il ritorno alla normalità rappresentato dalla riapertura del suo negozio, un tabacchino ubicato nel centro abitato.
Il verdetto
Il verdetto
Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Tiziana Macrì, ha presentato il conto all’ormai ottantatreenne Antonio Mancuso condannandolo a 10 anni e sei mesi (il pm antimafia aveva chiesto 12 anni e 6 mesi di reclusione) oltre al risarcimento del danno cagionato alle parti civili, ovvero Carmine Zappia (assistito dall’avvocato Giovanna Fronte), Giulia e Antonio Zappia, alla Provincia di Vibo e alla Regione Calabria. Assolti da tutte le accuse invece altri due imputati: Andrea Campisi, 38 anni di Nicotera per il quale l’accusa aveva invocato 9 anni e 6 mesi di reclusione più settemila euro di multa e Francesco D’Ambrosio, 41 anni di Nicotera (3 anni e 4 mesi la pena chiesta dalla pubblica accusa). Il collegio difensivo era rappresentato dagli avvocati Di Renzo, Grande, Sabatino e Cosentino. Nel processo si sono costituite parti civili lo stesso Zappia (assistito dall’avvocato Fronte), la Regione Calabria e il Comune di Nicotera.
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