Estorsioni a Catanzaro, le ‘mbasciate di Mirarchi e l’imprenditore vittima delle ‘ndrine di Isola

Il collaboratore di giustizia in due verbali spiega le modalità con le quali l'impresa veniva piegata dalle continue richieste estorsive

di Gabriella Passariello– Un’impresa protetta dalla ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto, con sede principale a Siano, in prossimità del bivio che porta verso la strada vecchia che conduce al Tribunale (sede poi trasferita in località Germaneto). Il pentito Santino Mirarchi nei verbali di interrogatorio del 13 maggio e dell’1 luglio 2016, dimostra di avere piena conoscenza dell’imprenditore che con la sua denuncia ha portato all’arresto dei suoi aguzzini (LEGGI QUI). Ha riferito alla Dda di Catanzaro che “con questa impresa venivano mandate le richieste estorsive tramite un rom del quartiere Pistoia detto U Toscanu, che da anni lavorava lì e che ha pagato 500 euro al mese per i lavori realizzati alla stazione di Catanzaro Lido, lavori durati 7 mesi” (LEGGI QUI). I soldi sarebbero stati riscossi dallo stesso Mirarchi che si recava nel cantiere ogni primo del mese, dove ad attenderlo c’era Cosimo Passalacqua, noto appunto come U Toscanu che gli consegnava i soldi per conto dell’impresa. Stesso scenario si sarebbe verificato per un altro lavoro realizzato dall’impresa vicino il cimitero di Catanzaro Lido, per la costruzione di un canalone con la posa di alcuni tubi in metallo, con la differenza che le tangenti venivano divise tra Mirarchi e alcuni esponenti della ‘ndrina isolitana e che, trattandosi di piccole somme, Paolo Lentini vertice del clan Arena, gliene consentiva la gestione diretta.

Le ‘mbasciate per conto di Mirarchi e l’impresa succube delle ‘ndrine di Isola

Le ‘mbasciate per conto di Mirarchi e l’impresa succube delle ‘ndrine di Isola

Il collaboratore di giustizia ha rilasciato dichiarazioni sulla sottoposizione di questa impresa alla guardiania di Passalacqua, fornendo dettagli sulle modalità estorsive patite dall’impresa, ribadendo che il collaboratore di giustizia gestiva le estorsioni piccole, “ma so per averlo appreso da Paolo Lentini, che questa impresa pagava già a loro nei periodi predestinati di Natale, Pasqua e Ferragosto”.  Passalacqua, per diversi anni sarebbe stato il portatore delle ‘mbasciate per conto di Mirarchi, delegato da  un esponente di spicco della ‘ndrina isolitana e referente del territorio catanzarese. Un compito continuato anche dopo l’arresto di Mirarchi e prima dell’inizio della sua collaborazione, poiché il pentito aveva incaricato lo zio Cosimino Abbruzzese, detto “U’ Tubu “, appartenente alla cosca dei Gaglianesi, di portare avanti i propri traffici illeciti, dando conto di tutto alla criminalità di Isola Capo Rizzuto. Quanto dichiarato dal pentito ha trovato riscontro in alcune intercettazioni dalle quali è emersa la sottoposizione dell’impresa all’egida delle estorsioni della ‘ndrina isolana, al punto di suscitare l’interesse diretto di esponenti di spicco quali Paolo Lentini.

“L’imprenditore è in una posizione di soggiacenza e non di compiacenza”

“ Né tale dato- scrive il gip nell’ordinanza- risulta smentito dalla circostanza che la vittima abbia dichiarato di non conoscere queste persone e di non aver mai ricevuto ‘mbasciate provenienti dalla ‘ndrina isolana, posto che, nel contempo, lo stesso ha ammesso di essere assolutamente consapevole del collegamento tra Cosimo Passalacqua e la consorteria criminale. Questo aspetto, lungi dall’indebolire l’attendibilità della vittima, non fa che suffragare l’ipotesi accusatoria, essendo manifestazione della capacità di omertà derivante dal vincolo associativo. Le risultanze investigative hanno pienamente evidenziato la coartazione della volontà dell’imprenditore, in quanto la dazione di denaro a Cosimo Passalacqua si colloca in un contesto in cui la vittima è in una posizione di soggiacenza e non di compiacenza”.

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