Estorsioni ai commercianti di Nicotera, la Dda di Catanzaro chiede sette condanne (NOMI)

di Mimmo Famularo – Pene tra i quattro e i dodici anni di reclusione. E’ quanto chiesto dal pm antimafia Antonio De Bernardo al termine della requisitoria dinnanzi al gup distrettuale di Catanzaro Paola Ciriaco dove si sta celebrando il processo con rito abbreviato scaturito dall’operazione “Maqlub” che ha fatto luce su un presunto giro di estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti a Nicotera, in provincia di Vibo Valentia. Un’inchiesta salita alla ribalta nazionale per la denuncia di Carmine Zappia, il coraggioso commerciante di Nicotera che si è ribellato ai suoi aguzzini rompendo il muro del silenzio in un territorio considerato un feudo del clan Mancuso. Un coraggio ripagato con il ritorno alla normalità rappresentato dalla riapertura del suo negozio, un tabacchino ubicato nel centro abitato. Un segnale di speranza a un mese esatto dall’inizio del processo contro i suoi presunti estorsori.

Le richieste della pubblica accusa

Le richieste della pubblica accusa

Sette le richieste di condanna invocate dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro. La pena più alta (12 anni di reclusione e 10mila euro di multa) è stata chiesta nei confronti di Alfonso Cicerone, 46 anni di Nicotera, il nipote dell’anziano boss Antonio Mancuso. Quest’ultimo ha scelto, insieme ad altri due imputati Francesco D’Ambrosio e Andrea Campisi, anche loro di Nicotera, di essere giudicato con il rito ordinario dinnazi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Dieci anni sono stati chiesti per Rocco D’Amico, di Preitoni di Nicotera; nove anni e otto mila euro di multa per Salvatore Comerci di Nicotera; otto anni e otto anni e otto mila euro di multa per Salvatore Gurzì di Nicotera; quattro anni e mille euro di multa per gli altri tre imputati: Gabriele Gallone di Nicotera Marina, Giovanni Iermito di Comerconi di Nicotera e Francesco D’Aloi di Preitoni di Nicotera. E’ stato invece sospeso in attesa di una nuova perizia il procedimento penale nei confronti di Giuseppe Cicerone, 89 anni di Nicotera. 

Il paradosso delle parte civili non ammesse

Il gup Paola Ciriaco ha ammesso come parti civili il Comune di Nicotera, la Provincia di Vibo e la Regione Calabria e, paradossalmente, ha escluso i familiari di Carmine Zappia, il fratello e la sorella, rappresentati dall’avvocato Giovanna Fronte che ha annunciato ricorso in Cassazione contro questa decisione. Prossime udienze fisse per il 14 e per il 23 dicembre con le discussioni delle difese. La sentenza è prevista per il mese di gennaio.

Il collegio difensivo

Gli imputati sono difesi dai seguenti legali: Francesco Capria, Antonio Barilaro, Giuseppe Di Renzo, Francesco Sabatino, Salvatore Campisi, Annamaria Modugno, Antonio Cosentino, Paride Scinica, Giuseppe Grande, Giuseppe Spinelli.

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