Evasione, pluripregiudicato calabrese assolto “perché il fatto non sussiste”

L’uomo - già noto alle forze dell’ordine - era stato tratto in arresto nella nottata del 12 dicembre 2019
evasione

Si è concluso martedì scorso, con una sentenza di assoluzione, il processo a carico di F.L., 46enne pluripregiudicato di Mirto Crosia, accusato del reato di evasione e difeso di fiducia dall’avvocato Raffaele Meles. L’uomo – già noto alle forze dell’ordine per i reati di rissa, oltraggio a pubblico ufficiale, lesione personale, percosse e maltrattamenti – era stato tratto in arresto nella nottata del 12 dicembre 2019 dai carabinieri della locale Stazione con l’accusa di essersi più volte allontanato dal luogo in cui stava scontando una pena in regime di arresti domiciliari.

Processato per direttissima, all’udienza di convalida dell’arresto la difesa aveva chiesto e ottenuto dal gip la sostituzione della misura detentiva inframuraria con quella degli arresti domiciliari. Avverso tale procedimento la Procura aveva proposto appello dinanzi al Tribunale di Catanzaro che, accogliendo anche le tesi difensive, aveva confermato la decisione del gip.

Processato per direttissima, all’udienza di convalida dell’arresto la difesa aveva chiesto e ottenuto dal gip la sostituzione della misura detentiva inframuraria con quella degli arresti domiciliari. Avverso tale procedimento la Procura aveva proposto appello dinanzi al Tribunale di Catanzaro che, accogliendo anche le tesi difensive, aveva confermato la decisione del gip.

Nel corso del processo, durante il quale erano stati escussi i testi indicati dalle parti, all’esito dell’istruttoria dibattimentale la pubblica accusa, dopo aver ripercorso il profilo criminale e pericoloso dell’uomo ed aver sottolineato come le prove raccolte fossero più che sufficienti a dimostrarne la colpevolezza, aveva chiesto la condanna ad un anno ed un mese di reclusione. L’avvocato Meles, invece, aveva rimarcato come dal processo fosse emerso che l’uomo non si era mai allontanato dal luogo di detenzione, sostenendo quindi il mancato raggiungimento della piena prova di colpevolezza e concludendo con una richiesta di assoluzione. Richiesta totalmente accolta dal giudice, il quale ha assolto l’uomo con la formula “perché il fatto non sussiste”.

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