Ex prefetto Cosenza a processo, un uomo misterioso nelle intercettazioni “fantasma”

Mancano all'appello centinaia di telefonate tra l'imprenditrice che denunciò e un uomo con il quale parlava quasi esclusivamente il prefetto arrestato
prefetto cosenza autospurgo

di Maria Teresa Improta – L’ex prefetto di Cosenza Paola Galeone a processo, unica parte civile il Ministero dell’Interno. Nuova udienza oggi nell’aula 5 del Tribunale di Cosenza in composizione collegiale presieduto da Francesco Luigi Branda con a latere i giudici Urania Granata e Francesca Familiari.  La difesa dell’ex prefetto Paola Galeone, che aveva chiesto la nullità degli atti di indagini preliminare per l’anomala procedura nell’iscrizione del registro degli indagati dell’imprenditrice e presunta vittima Cinzia Falcone (posizione archiviata nel marzo 2021), continua a porre l’attenzione sulla discordanza tra le intercettazioni telefoniche e ambientali riportate nella copia forense e nel server della Procura, con quelle che poi sono state oggetto di approfondimento.

Le intercettazioni “fantasma” e l’uomo misterioso

Le intercettazioni “fantasma” e l’uomo misterioso

Tra queste mancherebbero centinaia di telefonate tra Falcone che denunciò il prefetto e un tale P. G.. Conversazioni che a volte duravano anche 1 ora e 50 minuti durante i quali i due parlavano quasi esclusivamente del prefetto Galeone, di bandi e dell’inchiesta culminata nel suo arresto del gennaio 2020. Un uomo misterioso con il quale Falcone (che attraverso l’associazione Animed accoglieva migranti nel Cas di Camigliatello silano e all’epoca dei fatti era stata da poco esclusa dall’appalto) parla anche durante l’operazione di polizia quando con una microspia istallata dagli investigatori si reca al bar di fronte la Prefettura  e consegna la busta da 700 euro al prefetto Galeone pochi secondi prima che intervenga la Polizia di Stato. Su sollecitazione della difesa, le conversazioni finora rimaste nell’ombra saranno ascoltate dal collegio giudicante che ne valuterà l’eventuale trascrizione. L’assistente capo di polizia dello Sco che ha testimoniato in aula, ha oggi chiarito che i dati foresi sono identici agli originali e non possono essere contraffatti. La Procura di Cosenza, rappresentata dal pm Viscomi accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità l’ex prefetto Galeone che avrebbe ricevuto da Falcone i 700 euro nel bar. Soldi collegati a spese sostenute per un’iniziativa dell’associazione Animed in particolare per il service (microfoni, casse) che sarebbero potute rientrare nel bilancio della Prefettura tra le spese di rappresentanza.

Il dirigente della contabilità della Prefettura di Cosenza

“Nel dicembre del 2019 – spiega Giordano Domenico rispondendo alle domande del pm Viscomi – ero dirigente del servizio contabilità e gestione finanziaria della Prefettura di Cosenza ruolo che ricopro a tutt’oggi. Le spese di rappresentanza chiarisco che hanno una cadenza annuale, riguardano gli avvenimenti della Prefettura, le visite con le autorità pubbliche e vengono accreditate dal Ministero dell’Interno che normalmente le manda in automatico e le somme che non vengono impiegate vengono restituite. Trattandosi di spese di rappresentanza è il prefetto che sceglie, ad esempio, il ristorante dove mangeranno con un console e vengono fatti degli affidamenti diretti sotto soglia. Quell’anno avevamo 3.300 euro di accreditamento per spese di rappresentanza e a dicembre ne restavano da spendere ancora 1.200 euro. Il prefetto ricordo che mi chiese se potevamo liquidare l’Animed per l’evento sulla violenza contro le donne che aveva fatto in collaborazione con la Prefettura di Cosenza e io ero d’accordo perché essendo un’associazione che aveva avuto rapporti contratti con noi e che aveva partecipato ad una manifestazione d’interesse per la gestione dei migranti, poi risultandone esclusa, era meglio rimborsarla e non accettare nulla gratis da loro”.

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