“Io sono allibita, spiazzata, sconcertata. Ma devo rimanere lucida per capire se mio marito è innocente, e quindi va tirato fuori dal carcere, o se ha delle responsabilità”.
E’ il dramma raccontato sulle pagine del Corriere.it da Ivana Fava, carabiniere, moglie di Antonino Creazzo, arrestato ieri nell’operazione Eyphemos, e figlia del brigadiere Nino Fava, ucciso a Reggio Calabria insieme al collega Cecè Garofalo, nel 1994 dalla ‘ndrangheta. Se il marito risulterà colpevole, afferma la donna, “io, figlia di un servitore dello Stato ucciso dalla ‘ndrangheta, resterò dalla parte dello Stato”.
E’ il dramma raccontato sulle pagine del Corriere.it da Ivana Fava, carabiniere, moglie di Antonino Creazzo, arrestato ieri nell’operazione Eyphemos, e figlia del brigadiere Nino Fava, ucciso a Reggio Calabria insieme al collega Cecè Garofalo, nel 1994 dalla ‘ndrangheta. Se il marito risulterà colpevole, afferma la donna, “io, figlia di un servitore dello Stato ucciso dalla ‘ndrangheta, resterò dalla parte dello Stato”.
Ivana Fava, 34 anni, è la moglie di Nino Creazzo, arrestato dalla polizia con l’accusa di “scambio elettorale politico-mafioso”. L’inchiesta della Procura reggina ha svelato i presunti legami del marito con la cosca Alvaro, ed è stato arrestato così come il cognato di Ivana, Domenico Creazzo, neoconsigliere regionale per Fratelli d’Italia, con l’accusa di avere chiesto voti alla ‘ndrangheta “in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dell’associazione mafiosa». Ivana Fava stenta a crederci: «Per come conosco mio marito non penso che possa essere un affiliato alle cosche, ma ora deve dare delle spiegazioni. Prima ai magistrati, poi a me. Io non sono un giudice, però voglio sapere che ha combinato. E che cosa è accaduto”. (leggi intervista integrale)