di Mimmo Famularo – Carcere a vita per tre imputati, altre due condanne a 21 anni di reclusione e un’altra ancora a due anni e sei mesi. Sono le richieste formulate dal pm antimafia Annamaria Frustaci al termine delle requisitoria nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Miletos” che prova a fare luce sugli efferati omicidi di Giuseppe Mesiano e Angelo Corigliano commessi a cavallo tra il luglio e l’agosto del 2013 a Mileto, in provincia di Vibo Valentia.
Le richieste della Dda di Catanzaro
Le richieste della Dda di Catanzaro
Dinnanzi alla Corte d’assise di Catanzaro, il pubblico ministero ha invocato l’ergastolo per Francesco Mesiano, detto Franco, ritenuto il mandante dell’agguato costato la vita a Angelo Corigliano; per il cognato Vincenzo Corso e per Giuseppe Corigliano, a sua volta accusato dell’omicidio di Giuseppe Mesiano. Chieste pene pesanti per altri due imputati. Rischiano 21 anni di reclusione Giuseppe Ventrice e Gaetano Elia, il tecnico delle telecamere accusato di concorso in omicidio. Due anni e mezzo di carcere sono stati invece richiesti per un quinto imputato, Rocco Iannello. Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci ha chiesto ai giudici la trasmissione degli atti affinché si valuti la posizione del padre di Giuseppe Ventrice, Rocco, unitamente a quella dei fratelli Paolo, Fortunato, Pasquale Mesiano oltre a un loro zio omonimo, Pasquale Mesiano.
Parola agli avvocati
Le discussioni della difesa inizieranno il prossimo 21 febbraio e proseguiranno nelle udienze del 23 e del 25 dello stesso mese. Per quella data, subito dopo la replica del pm, la Corte si ritirerà in camera di consiglio per emettere la sentenza. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Michelangelo Miceli, Francesco Calabrese, Aldo Currà. Giuseppe Monteleone, Gianfranco Giunta, Giuseppe Di Renzo, Mario Santambrogio, Franco Iannello e Franco Muzzopappa.
Estate di sangue a Mileto
Per gli inquirenti il movente dei due delitti è da inquadrare nei contrasti tra le due famiglie iniziati per la mancata fornitura del pane prodotto nel panificio dei Mesiano ad un supermercato di proprietà di alcuni familiari dei Corigliano. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti a commettere l’omicidio di Giuseppe Mesiano sarebbero stati Giuseppe Corigliano e il figlio Angelo Antonio (poi assassinato). Un omicidio che sarebbe stato pianificato in seguito al danneggiamento del portone dell’abitazione familiare compiuto da Rocco Iannello. Un paio di settimane dopo i Mesiano avrebbero risposto uccidendo in pieno centro a Mileto proprio Angelo Antonio Corigliano, assassinato nei pressi di un bar con numerosi colpi di pistola. Per l’accusa il mandante dell’omicidio sarebbe Francesco Mesiano e all’organizzazione avrebbe partecipato anche Vincenzo Corso, considerato il suo braccio destro, incaricato di presidiare i luoghi prescelti per compiere l’agguato e pedinare la vittima designata. Nell’inchiesta finiscono anche Giuseppe Ventrice e Gaetano Elia. Il primo quale titolare della ditta di autotrasporti ed effettivo utilizzatore dell’impianto di videosorveglianza installato in un magazzino di Mileto; il secondo quale tecnico installatore e addetto alla manutenzione dell’impianto. Su richiesta di Franco Mesiano e Vincenzo Corso avrebbero fornito loro il dvd contenente le registrazioni delle immagini che inquadravano i killer di Giuseppe Mesiano mentre passavano dinnanzi al magazzino per dirigersi sul luogo del delitto.
Franco Mesiano e l’assassinio di Nicholas Green
Francesco Mesiano, detto “Franco”, 46 anni, è stato condannato in via definitiva (insieme a Michele Iannello) per l’assassinio di Nicholas Green, il bimbo statunitense ucciso la sera del 29 settembre del 1994 sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Per quel delitto Mesiano si è sempre dichiarato innocente. Era finito in carcere nel 1994 con l’accusa di essere stato l’autista dell’auto che il 29 settembre 1994 assaltò sull’A3, nel tratto vibonese, la Y10 guidata da Reginald Green, scambiata per quella di un gioielliere. Nell’inseguimento fu esploso un colpo di pistola che colpì mortalmente il piccolo Nicholas che si trovava sul sedile posteriore insieme alla sorellina Eleonor.