di Mimmo Famularo – Un giro di fatture false per evadere le imposte sui redditi e quella sul valore aggiunto (Iva, Irpef e Ires) attraverso prestazioni inesistenti. Il Tribunale di Catanzaro ha rinviato a giudizio tredici imputati accusati, a vario titolo, di avere evaso le tasse avvalendosi di fatture per operazioni inesistenti che sarebbero state emesse da Luigi Celli, 59 anni di Marcellinara, titolare di una ditta individuale di pubblicità, già destinatario di numerosi accertamenti fiscali della Guardia di finanza e principale indagato nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Catanzaro. Secondo l’accusa, il promoter pubblicitario catanzarese avrebbe evaso le imposte per oltre 300mila euro occultando e distruggendo le scritture contabili nell’arco temporale compreso tra il 2012 e il 2016.
In tre patteggiano la pena
In tre patteggiano la pena
Fissata per il prossimo 28 febbraio la prima udienza. Dinnanzi al Tribunale monocratico di Catanzaro compariranno altri dodici imputati accusati di evasione fiscale per un ammontare complessivo di circa 40mila euro. Sotto processo, insieme a Luigi Celli, sono finiti: Giuseppe Zangari, 64 anni di Borgia; Francesco Triolo, 59 anni di Catanzaro; Gennaro Oliva, 64 anni di Catanzaro; Evangelista Russo, 73 anni di Sellia Marina; Danilo Riverso, 44 anni di Catanzaro; Francesco Torcasso, 67 anni di Catanzaro; Giuseppe Di Silvestro, 52 anni di Mascalucia (Catania); Salvatore Alfieri, 52 anni di Catanzaro; Marco Panucci, 32 anni di Borgia; Concetta Gigliotti, 52 anni di Caraffa di Catanzaro; Luca Mancuso, 45 anni di Catanzaro; Giampiero Maidano, 42 anni di Catanzaro. Altri tre indagati hanno patteggiato sei mesi (pena sospesa). Si tratta di Concetta Silipo, 62 anni di Simeri Crichi; Domenico Mannarino, 77 anni di Caraffa di Catanzaro; Silvio Mannarino, 54 anni di Caraffa di Catanzaro.
Non luogo a procedere
Già prosciolta invece da tutte le accuse Lucia Valentino, 38 anni di Catanzaro. Nei suoi confronti il giudice ha ravvisato “l’insufficienza e la contradittorietà degli elementi acquisiti a suo carico”. Valentino ha ottenuto il proscioglimento dopo aver prodotto nell’udienza preliminare la documentazione attestante l’esistenza di un effettivo rapporto commerciale con Celi. Per il giudice non c’è prova di un “accordo fraudolento” e non vi sono elementi per ritenere che “le prestazioni oggetto delle fattura contestate in imputazione siano da ritenersi inesistenti”. Da qui la sentenza di non luogo a procedere perché “il fatto non sussiste”.