di Gabriella Passariello- Certificati di malattia fasulli per giustificare le proprie assenze dal luogo di lavoro, come “atto ritorsivo” nei confronti dell’Asp di Catanzaro che aveva sospeso loro le indennità aggiuntive. Il sostituto procuratore Graziella Viscomi con il visto dell’aggiunto Giulia Pantano, sotto il coordinamento del procuratore capo Nicola Gratteri ha chiuso l’inchiesta “Moliere” nei confronti di 38 indagati sulle presunte irregolarità compiute dai medici del 118, del Pronto soccorso del comprensorio Catanzarese che aveva portato l’8 maggio 2020 la Guardia di finanza a notificare un ordine di esibizione nei confronti di 21 sanitari. Stralciate quattro posizioni, i cui nomi non compaiono più nell’avviso di conclusione delle indagini. Si tratta di Paolo Canino, 57 anni, Catanzaro; Maria Grillone, 58 anni, di Soverato; Francesco Lupia, 58 anni, di Catanzaro; Antonio Mario Putortì, 61 anni, di Catanzaro.
I nomi di tutti gli indagati
I nomi di tutti gli indagati
Sotto inchiesta a vario titolo per truffa e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici Adele Antonini, 57 anni, di Catanzaro; Aristide Anfosso, 68 anni, di Catanzaro; Antonia Arabia, 58 anni, di Girifalco; Caterina Biamonte, 57 anni, di Catanzaro; Elisabetta Burdino, 59 anni, di Girifalco; Rosetta Caristo, 65 anni, di Petrizzi; Grazia Polsia Caserta, 56 anni, di Catanzaro; Eliseo Ciccone, 78 anni, di Catanzaro; Maria Giovanna Costanzo, 41 anni, di Lamezia, Alessandro De Rosi, 58 anni, di Lamezia; Michele Di Cello, 68 anni, di Lamezia; Giuseppe Foderaro, 62 anni, Sorradile; Maria Rita Foresta, 56 anni, di Soverato; Pasqualina Gargiulo, 77 anni, di Catanzaro; Teresa Grillo, 62 anni, di Catanzaro; Marcello Costantino Laface, 61 anni, di Fossato Serralta; Vincenzo Lentini, 63 anni, di Badolato, Anna Leuzzi; 66 anni, di Badolato; Emilio Leuzzi, 61 anni, di Badolato; Lucia Antonia Lucano, 62 anni, di Simeri Crichi; Emma Loiero, 56 anni, di Catanzaro; Francesco Mazza, 66 anni, di Carlopoli; Rosina Palermo 58 anni, di Mottafallone; Giuseppe Parentela, 63 anni, di Catanzaro; Luigi Puccio, 66 anni, di Catanzaro; Francesco Romano, 69 anni, di Catanzaro; Antonio Sacco, 41 anni, di Siracusa; Vincenzo Sacco, 74 anni, di Catanzaro; Antonio Scerra, 61 anni, di Catanzaro; Antonio Scuteri, 61 anni, di Soverato; Antonio Severini, 63 anni, di Squillace; Antonino Simio, 65 anni, di Catanzaro; Samuel Staglianò, 34 anni, Satriano; Angela Stranieri, 41 anni, di Girifalco; Domenico Alberto Tavano, 68 anni, di Catanzaro; Teresa Tropea, 67 anni, di Soverato; Vittorio Ventura, 70 anni, di Carlopoli e Bruno Giuseppe Viscomi, 66 anni, Isca sullo Ionio.
Le ritorsioni nei confronti dell’Asp
Avrebbero simulato una malattia di massa concordata, con la complicità dei medici di base, senza sottoporre a visita i pazienti e comunque in un assenza di uno stato di malattia invalidante. L’ obiettivo? Secondo le ipotesi accusatorie vendicarsi contro l’Azienda provinciale di Catanzaro, che a seguito della determinazione della Commissione prefettizia aveva effettuato il taglio delle indennità aggiuntive ai medici del 118, sospendendone con decreto la relativa erogazione e richiesto il rimborso con trattenuta sullo stipendio dell’indennità aggiuntiva percepita nei periodi di festività e ferie. I medici avrebbero così conseguito un ingiusto profitto pari alla retribuzione percepita nel periodo di malattia, determinando una “comorbilità” che avrebbe messo a rischio la funzionalità del 118.
La segnalazione del dirigente
E’ stato un dirigente del Servizio 118 a segnalare agli inquirenti che numerosi medici, in concomitanza con l’inizio del periodo di diffusione del virus Covid-19 sul territorio nazionale (marzo 2020), si sarebbero contestualmente assentati per malattia, con inevitabili ripercussioni sull’efficienza dell’attività di Pronto soccorso.
Le conversazioni via whatsapp
Le successive indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro – Gruppo Tutela Spesa Pubblica, svolte attraverso il sequestro dei cellulari degli indagati e l’esame delle conversazioni intercorse sulla piattaforma whatsapp, avrebbero permesso di accertare che le patologie attestate nei certificati prodotti all’Azienda sarebbero state del tutto inesistenti e come numerosi medici compiacenti si sarebbero prestati a diagnosticarle ai colleghi senza alcuna visita ma solo a seguito di richiesta telefonica. Gli operatori del 118 avrebbero creato un apposito gruppo whatsapp, per scambiarsi messaggi di protesta, sperando di ottenere le indennità.
Medici assenti per paura del Coronavirus
Alcuni sanitari avrebbero invece deliberatamente deciso di assentarsi dal lavoro per il timore di contrarre il virus Covid-19 e di trasmetterlo ai familiari, sottraendosi così ai propri doveri nel primo periodo di massima diffusione della pandemia. Inoltre alcuni camici bianchi, indebitamente assentatisi dal lavoro, avrebbero continuato ad esercitare l’attività professionale privata.
Il collegio difensivo
Gli indagati, difesi dai loro avvocati (nel cui collegio compaiono i nomi dei legali Vincenzo Cicino, Vincenzo Varano, Nicola Cantafora, Amedeo Bianco, Giovanni Merante, Nicola Loiero, Antonio Torchia, Michele Cerminara, Vincenzo Ioppoli, Antonello Talerico, Anselmo Torchia, Francesco Iacopino, Gregorio Viscomi, Federico Sapia, Orlando Sapia, Ferdinando Scalamandrè, Armando Scarpino, Nunzio Raimondi e Antonio Gigliotti), entro venti giorni dalla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini potranno chiedere di essere sentiti dal pm o rilasciare dichiarazioni spontanee, produrre memorie difensive, prima che il pubblico ministero proceda oltre con una richiesta di rinvio a giudizio.
LEGGI ANCHE | MOLIERE | Medici assenteisti nel primo lockdown nel Catanzarese, sequestrati 46mila euro