Falsi diplomi a Vibo, il Riesame annulla i sequestri preventivi per sei indagati

I giudici hanno disposto la restituzione dei beni agli indagati coinvolti nell’inchiesta “Diacono” relativa ai presunti diplomi falsi venduti all’Accademia Fidia di Stefanaconi

Il Tribunale del Riesame di Vibo Valentia (presidente Antonio Di Matteo, a latere Giorgia Ricotti e Gaia Calafiore) ha annullato il sequestro preventivo di beni emesso dal gip il 2 marzo del 2021 nei confronti di Carmine Francesco Caratozzolo, Rosa Maria Dell’Olio, Michele, Davide Pietro e Michela Licata e Rossella Marzano. Con lo stesso provvedimento i giudici hanno disposto la restituzione dei beni agli indagati coinvolti nell’inchiesta “Diacono” condotta dalla Procura di Vibo e relativa ai presunti diplomi falsi venduti all’Accademia Fidia di Stefanaconi. Secondo l’accusa sarebbero proprio padre e figlio, Michele e Davide Licata i presunti promotori dell’associazione a delinquere finalizzata al rilascio dei falsi diplomi mentre Michela Licata, insieme a Carmine Caratozzolo, anche loro tra i promotori, avrebbero gestito i fondi illeciti e la falsa documentazione.

Dal gip all’annullamento con rinvio della Cassazione

Dal gip all’annullamento con rinvio della Cassazione

Il gip aveva disposto il sequestro preventivo dei conti correnti, delle carte e di tutti i rapporti bancari, comprensivi dei contratti, depositi a risparmio, dossier titoli, depositi in cassette di sicurezza, buoni fruttiferi postali, libretti postali, depositi amministrati, titoli azionari e/o obbligazionari, fondi di investimento, finanziamenti, intrattenuti con qualsiasi istituto di credito o postale, operante o esistente sull’intero territorio
nazionale, intestati o comunque riconducibili agli indagati nonchè delle attività imprenditoriali a loro collegate. Il collegio difensivo, rappresentato dagli avvocati Giuseppe Di Renzo, Domenico Malvaso, Giovanni Vecchio, Francesco Lione, aveva proposto ricorso per Cassazione dopo un primo rigetto del Riesame. La seconda sezione della Suprema Corte aveva accolto l’istanza disponendo nel novembre dello scorso anno l’annullamento con rinvio del sequestro e quindi un nuovo esame della vicenda. Secondo la Cassazione, infatti, non era possibile individuare un rapporto pertinenziale tra i beni e il reato.

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