Falsi diplomi a Vibo, l’inchiesta si allarga: nuovi sequestri e centinaia di interrogatori (VIDEO)

Blitz dei carabinieri nell'Ufficio scolastico ubicato sul corso principale della città. Prelevati documenti e materiale vario utile all'indagine

di Mimmo Famularo – “L’indagine è solo all’inizio perché dovremo accertare quante false certificazioni sono state rilasciate”. Il procuratore di Vibo Camillo Falvo era stato chiaro e, come nel suo stile, alle parole seguono sempre i fatti. L’inchiesta sul diplomi falsi denominata “Diacono”, che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di 10 persone (8 in carcere e 2 ai domiciliari), è tutt’altro che chiusa. Nella mattinata di oggi i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Vibo hanno eseguito un altro sequestro. I militari si sono infatti presentati nell’Ufficio scolastico ubicato sul corso principale della città per effettuare perquisizioni e prelevare documenti e materiale vario utile alle indagini. Il provvedimento è stato disposto dalla Procura della Repubblica di Vibo nell’ambito dell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Ciro Lotoro.

Operazione “Diacono”

Operazione “Diacono”

Gli inquirenti continuano a scavare per trovare ulteriori prove dopo aver scoperto il sistema illecito di emissione di titoli e di diplomi falsi che vede indagate complessivamente 23 persone. Il primo blitz, scattato lo scorso uno marzo, aveva portato al sequestro di ben 19 società tutte operanti nel sistema dell’istruzione paritaria, per un valore stimato di oltre 7 milioni di euro. Nel corso di perquisizioni sono stati, tra l’altro, sequestrati oltre 700.000 euro, tra titoli e denaro contante, parte del quale occultato nelle imbottiture di una sedia. “Un sistema illecito costituito da alcuni istituti paritari attivi nell’alta formazione artistico e musicale che orientando l’emissione di titoli, master e diplomi hanno posto in secondo piano le esigenze formative e culturali alterando il sistema dell’istruzione”, scriveva il gip del Tribunale di Vibo Valentia nell’ordinanza cautelare sfociata nell’operazione condotta sul campo dai carabinieri.

Interrogatori a raffica

In questi giorni, sono numerose le persone che hanno accolto l’invito del procuratore Falvo e si stanno presentando presso il Comando provinciale Carabinieri e gli uffici della Procura per rendere dichiarazioni spontanee e chiarire la loro posizione. L’indagine, infatti, punta a fare piena luce sul sistema di corruzione scoperto nella pubblica istruzione e sono già iniziate le convocazioni delle persone informate sui fatti, i cui interrogatori sono in corso anche in altre Caserme dell’Arma, presenti sul territorio vibonese. Secondo quanto ipotizzano gli inquirenti dal 2014 ad oggi potrebbero essere stati rilasciati circa 20-30mila attestati con un giro d’affari enorme. “Una indagine molto delicata, nel campo della pubblica istruzione – aveva già sottolineato il procuratore Camillo Falvo – che ha avuto un prologo nel luglio del 2020 con arresti e con il rinvenimento di un arsenale nell’Accademia Fidia e di 202mila euro in contanti che sembravano di provenienza illecita. Da quell’episodio è partita una serie di attività investigative e tecniche e ambientali che ha portato al rinvenimento di un vero e proprio mercimonio della funzione pubblica, con la vendita di migliaia e migliaia di attestati, diplomi e master che, immessi nel circuito nazionale, hanno condizionato il mercato del lavoro. Se pensiamo ai tanti ragazzi che studiano con tanta fatica e sudore affrontando prove d’esame e redigendo curriculum reali, questa cosa fa molta rabbia”.

Carte false e assunzioni fasulle

Diplomi e master falsi ottenuti senza mai frequentare un corso. Tutto a discapito di chi invece studiava e si impegnava quotidianamente per cercare di entrare nel mondo della scuola vedendosi però sopravanzare nelle graduatorie da chi aveva barato facendo carte false. Per gli inquirenti alla base di tutto c’è una vera e propria associazione a delinquere che avrebbe costituito apposite società per rilasciare queste certificazioni false. Un modus operandi che ha portato quindi ad assunzioni “fasulle”. E’ lungo questa direttrice sta proseguendo il lavoro dei carabinieri sotto il coordinamento della Procura di Vibo.  “Adesso – aveva già preannunciato Falvo – bisogna andare a vedere quanti si sono avvalsi di questi certificati falsi per entrare nel mondo della scuola. Chi ha ricevuto queste attestazioni false ha commesso un reato, ha concorso nella realizzazione del fatto. Sicuramente gli conviene venire a confessare”. Un consiglio che in molti hanno seguito alla lettera presentandosi negli uffici di Procura e l’inchiesta promette ulteriori sviluppi.

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