“Il nostro lungomare in questi giorni è teatro di tante iniziative ed eventi, concerti, momenti di svago e di divertimento. Eppure, c’è chi sembra non gradire e preferisce trascorrere il tempo in questo modo”. Questo l’incipit di un video pubblicato dal sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, nel quale si vede un giovane accerchiato da una decina di suoi coetanei.
Scene da far west, “già viste purtroppo, ma evidentemente – scrive Falcomatà – i messaggi educativi non bastano mai. Ho sempre sostenuto che il compito delle istituzioni ed in generale delle agenzie educative sia quello di capire i motivi di questi episodi, di comprendere il disagio profondo che vi si nasconde. Ma a volte c’è poco da capire: evidentemente c’è chi, seppur giovanissimo, sceglie proprio di esprimersi in questo modo barbaro, attraverso la violenza. Questa non è la nostra città, non è la Reggio che conosciamo. Non è quella Reggio inclusiva, tollerante, quella Reggio del dialogo e del rispetto delle regole, per la quale lavoriamo ormai da tanti anni”.
Scene da far west, “già viste purtroppo, ma evidentemente – scrive Falcomatà – i messaggi educativi non bastano mai. Ho sempre sostenuto che il compito delle istituzioni ed in generale delle agenzie educative sia quello di capire i motivi di questi episodi, di comprendere il disagio profondo che vi si nasconde. Ma a volte c’è poco da capire: evidentemente c’è chi, seppur giovanissimo, sceglie proprio di esprimersi in questo modo barbaro, attraverso la violenza. Questa non è la nostra città, non è la Reggio che conosciamo. Non è quella Reggio inclusiva, tollerante, quella Reggio del dialogo e del rispetto delle regole, per la quale lavoriamo ormai da tanti anni”.
“Non dite che ci vogliono le telecamere o i controlli, perché qui è esclusivamente una questione di educazione. Ai ragazzi protagonisti di questo video vorrei dire vergogna, perché quella che si vede non è semplicemente una rissa, ma un vero e proprio pestaggio, tutti contro uno. E allora più che ai ragazzi io mi rivolgerei ai loro genitori: se io riconoscessi mio figlio in quelle immagini non ci penserei due volte ad accompagnarlo in Questura”.