“Fare Scuola fuori dalle Aule”, qualche osservazione sul bando regionale

“Ho letto in questi giorni la terza edizione del bando regionale “Fare Scuola fuori dalle Aule” e non posso che dispiacermi per la direzione che questa misura, nata nel con l’obiettivo di ridurre il rischio dispersione scolastica e, tramite questo, il rischio esclusione sociale dei giovani studenti calabresi, sembra avere preso. Il primo appunto va fatto sulla tempistica: un bando che dovrebbe favorire la partecipazione degli studenti fuori dalle aule e oltre il classico “tempo scuola”, non dovrebbe sovrapporsi ai mesi di attività scolastica, al contrario dovrebbe svolgersi e realizzarsi, come negli anni precedenti, nei mesi estivi e quindi prima dell’avvio dell’anno scolastico.”

Lo afferma in una nota Federica Roccisano – Movimento “È Tempo di ReAgire”

Lo afferma in una nota Federica Roccisano – Movimento “È Tempo di ReAgire”

“Tuttavia per questa annualità, il bando prevede la realizzazione delle attività tra novembre e marzo, ovvero, in pieno anno scolastico. Secondariamente, è un peccato avere deciso di sminuire il ruolo delle reti tra scuole, depennandolo dai criteri di premialità. In un territorio disconnesso come quello calabrese, ma dove negli anni si è consolidata la sana abitudine di ragionare in un’ottica di Comunità Educante, e quindi in rete tra scuole, enti locali e mondo del Terzo Settore, far perdere il senso della rete diventa una involuzione rispetto al passato. Proprio la prima edizione di questo bando, infatti, nel 2017, aveva costituito uno dei primi strumenti chiave, promosso dall’istituzione regionale, per la disseminazione del modello della comunità educante per i diversi istituti scolastici calabresi che lavorando in rete tra loro e con realtà del terzo settore sono, negli anni, riusciti ad ottenere ottimi risultati sia dal punto di vista dei risultati degli studenti (riduzione dell’abbandono scolastico e riduzione delle bocciature) che in termini di progettualità e sperimentazioni per le quali sono anche riusciti ad intercettare ulteriori finanziamenti da parte di fondazioni private.

La terza, e ancora più determinante, considerazione negativa merita la scelta dei criteri di selezione dei destinatari. Leggendo il bando, infatti, si evince che i destinatari del finanziamento sono “le Istituzioni Scolastiche statali primarie e secondarie ubicate nelle aree interne, ovvero nei Comuni individuati dalla Giunta regionale nell’ambito della Strategia per le Aree Interne”. Una cosa che può sembrare ottima ma solo se si correggesse il bando legando la scelta dei beneficiari non tanto alla sede legale della scuola in sé, ma all’area di provenienza degli studenti. Consideriamo, ad esempio, il caso della locride, una delle aree più delicate della Calabria dove i giovani vivono particolari condizioni di rischio esclusione sociale e devianza. In quest’area, la maggiore concentrazione di popolazione studentesca, soprattutto per quello che riguarda la fascia secondaria di secondo grado, si trova nei comuni costieri (Bovalino, Locri, Siderno, Marina di Gioiosa, Roccella Jonica) comuni che non rientrano nella strategia delle aree interne.

Per loro, stando alle disposizioni del bando, non sarebbe quindi possibile accedere ai 16 punti extra che si andranno ad aggiungere alla valutazione per i progetti che avranno raggiunto un valore compreso tra 60 e 100. Un punteggio, che evidentemente andrebbe ad incidere pesantemente sulla graduatoria finale, rischiando di escludere dalla lista dei circa 50 progetti che potranno essere finanziati con le risorse messe a disposizione dal bando. La situazione è del tutto simile se si considerano le aree di Gioia Tauro, di Vibo Valentia, di Crotone, di Corigliano Rossano o di Lamezia Terme, aree altrettanto delicate e dove tanti studenti dei paesi interni e montani limitrofi si spostano per frequentare le scuole delle città.

Lungi da chi scrive l’intenzione di fare la guerra tra poveri, facendo dei distinguo tra i giovani calabresi che meritano tutti la stessa intensità di interventi e dedizione. L’auspicio di chi scrive, al contrario, è che il Dipartimento Istruzione della Regione Calabria possa correggere queste che si ritengono essere delle criticità, magari consentendo una certificazione relativa alla provenienza degli studenti o anche superando il problema della ubicazione delle scuole premiando le reti tra scuole della stessa area, e riponga così al centro dell’intervento non gli istituti scolastici ma le giovani e i giovani che li frequentano e che da questo progetto possono trarre indubbi benefici.”

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