Farmabusiness, Cocerio: “Esempio del perché i giovani fuggono dalla Calabria”

“Gli esiti dell’inchiesta Farmabusiness hanno generato una comprensibile e tempestiva ondata di indignazione generale, dettata principalmente da un’abietta commistione tra politica e criminalità organizzata”. È quanto afferma il responsabile delle politiche giovanili della segreteria provinciale di Catanzaro del Partito Democratico, Antonio Cocerio, che continua:  “Da giovane figlio di questa terra penso sia necessario, oltre che doveroso, concentrare l’attenzione anche sull’uso strumentale di molti ragazzi disoccupati, come sta emergendo dall’inchiesta e da diverse analisi giornalistiche. Ragazzi avvicinati con la promessa di un’opportunità occupazionale concreta, ma nella realtà dei fatti sfruttati ed asserviti ad un sistema in cui gli unici a trarne profitto e beneficio erano gli ideatori di questo progetto. Ragazze e ragazzi calabresi, in cerca di una propria dignità e realizzazione professionale, trattati come ingranaggi di un macchinoso sistema, dove a guadagnarci erano pochi sulle spalle, la fatica e il lavoro di molti”.

“Da quanto sembra emergere fino ad ora – dice ancora Cocerio – i giovani venivano sottoposti ad una ‘prova vendita’ che faceva aumentare il fatturato dei punti vendita dove ogni candidato si poggiava. Uno schema ripetuto su ogni persona che partecipava alle selezioni e che garantiva all’azienda laute entrare, gli unici a farne le spese erano gli aspiranti lavoratori, prima illusi e poi scaricati. Gli aspetti tragici, biasimevoli e grotteschi di questa vicenda, se confermati, ci fanno aprire gli occhi sulla più ampia realtà lavorativa di questa terra, sulla generale prospettiva occupazionale dei ragazzi calabresi. Una regione dove il lavoro non è più un diritto sui cui si fonda la nostra Repubblica, ma un privilegio concesso a pochi. Un luogo dove il lavoro non serve ad affermare la propria dignità e a contribuire allo sviluppo del paese, ma diventa una merce di scambio da elargire in cambio di favori”.

“Da quanto sembra emergere fino ad ora – dice ancora Cocerio – i giovani venivano sottoposti ad una ‘prova vendita’ che faceva aumentare il fatturato dei punti vendita dove ogni candidato si poggiava. Uno schema ripetuto su ogni persona che partecipava alle selezioni e che garantiva all’azienda laute entrare, gli unici a farne le spese erano gli aspiranti lavoratori, prima illusi e poi scaricati. Gli aspetti tragici, biasimevoli e grotteschi di questa vicenda, se confermati, ci fanno aprire gli occhi sulla più ampia realtà lavorativa di questa terra, sulla generale prospettiva occupazionale dei ragazzi calabresi. Una regione dove il lavoro non è più un diritto sui cui si fonda la nostra Repubblica, ma un privilegio concesso a pochi. Un luogo dove il lavoro non serve ad affermare la propria dignità e a contribuire allo sviluppo del paese, ma diventa una merce di scambio da elargire in cambio di favori”.

“Non dobbiamo meravigliarci – continua – del deleterio esodo di molti giovani verso il nord Italia o verso l’estero. Non possiamo stupirci se, dinnanzi alla negazione del lavoro come diritto e all’affermazione di questo come privilegio, una moltitudine sempre più nutrita di studenti, lavoratori e professionisti calabresi cerca altrove un avvenire più prospero. Un avvenire che qui in Calabria è stato dilapidato davanti gli occhi di tutti, lasciando uno scheletro ormai arido di prospettive e spoglio di opportunità. Una terra dove troppo spesso la meritocrazia viene soffocata da raccomandazioni e interessi faziosi. Questo infausto destino potrebbe essere sovvertito solamente dalla forza più genuina e vitale che abbiamo a disposizione, una forza che purtroppo cerca e trova spazio altrove per edificare i propri sogni, le proprie aspettative e ambizioni”.

“Il compito che la politica calabrese e il Partito Democratico sono chiamati ad affrontare oggi – prosegue Cocerio – è quello di restituire dignità al lavoro e ai lavoratori. Hanno il compito di impedire che il lavoro venga brandito come un puro atto di benevolenza, un favore personale per il quale bisogna sentirsi ossequiosamente debitori. L’unico modo per uscire da questa paradossale situazione è quello di investire nella professionalità, nelle competenze e nelle capacità dei giovani calabresi”.

“È necessario offrirgli un motivo e uno scopo per restare – conclude il responsabile delle politiche giovanili del Partito Democratico – senza che per questo debbano ringraziare o portare eterna riconoscenza a qualcuno. Soltanto allontanando le persone dal bisogno e demolendo alla radice sistemi clientelari, potremo sperare in futuro migliore per questa nostra Calabria.

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