di Gabriella Passariello- E’ considerato il mediatore della famiglia Grande Aracri, Domenico Scozzafava, finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, nome in codice “Farma Business”. La sua ambizione, in base a quanto emerge dall’ordinanza vergata dal gip Giulio De Gregorio, che stamattina ha portato i carabinieri all’esecuzione di 19 provvedimenti cautelari, lo conduce al continuo tentativo di accrescere e rafforzare la sua considerazione negli ambienti criminali più influenti, ai quali chiede consiglio per ampliare la sua attività di tecnico antennista e di concessionario Sky in tutta la Calabria. Un’ambizione, che lo porta fin dietro la Tavernetta della famiglia Grande Aracri per mettersi a disposizione e farsi garante degli aiuti dell’assessore regionale Domenico Tallini per la realizzazione dell’affare sui farmaci.
Il grande elettore di Tallini
Il grande elettore di Tallini
Ma è anche colui che ha ambizioni politiche, come dimostrano le risultanze delle indagini, tanto da essere definito il grande elettore di Domenico Tallini, che realizza il suo successo elettorale grazie ad una valanga di voti provenienti dal territorio Crotonese. Scozzafava si rivolge alla famiglia Grande Aracri che fa proprio il progetto sui famaci, finanziandolo ed assumendone il governo e ottiene il successo sperato spendendo il nome di Tallini, all’epoca dei fatti assessore regionale al personale. Il politico, infatti, assicura un efficace intervento per eliminare gli ostacoli burocratici relativi alle autorizzazioni necessarie per avviare l’attività di consorzio per la distribuzione di medicinali. In ballo c’è un bando da 16milioni di euro. L’intervento dell’assessore si rivela decisivo, mentre il supporto tecnico per la realizzazione del consorzio e per la successiva gestione sarà fornito dal commercialista romano Paolo De Sole, portato dentro l’affare dal faccendiere Walter Manfredi. Significativa una conversazione del 27 novembre 2013 tra Scozzafava e Manfredi, dove questo ultimo riferisce al suo interlocutore di trovarsi in ufficio con degli “amici” ai quali Scozzafava avrebbe dovuto far vedere nei giorni successivi i capannoni idonei ad avviare il nuovo progetto. Nel corso della conversazione Manfredi passa il telefono a Paolo De Sole, che si trovava a Roma e mostrava di avere le idee molto chiare per organizzare la nuova attività. E va subito al sodo: “allora la prima cosa che dobbiamo verificare è il capannone, così riusciamo a sapere quali sono le farmacie che possiamo incontrare per iniziare immediatamente questa attività. Poi per caso tu hai già la possibilità di farci incontrare qualcuno della Asl competente lì a Germaneto?” Scozzafava indica Tallini, aggiungendo che al momento era impegnato a causa dell’alluvione che aveva colpito parti del territorio calabrese.
“Il primario del Gemelli da contattare”
Il tenore delle conversazioni e il susseguirsi degli eventi fa emergere l’intento di gruppi di aspiranti imprenditori ad assicurarsi un contatto privilegiato all’interno dell’ente preposto alla pianificazione. Infatti Tallini era assessore al Personale, materia che con la sanità e l’economia ha ben poco a che fare. Si era riusciti, però a trovare la persona giusta. Da una conversazione telefonica intercettata, Scozzafava riferisce al suo interlocutore Manfredi che si stava organizzando un incontro con l’assessore Tallini per accelerare l’iter burocratico per il rilascio della autorizzazioni. Manfredi si raccomanda con Scozzafava di far sapere all’assessore che le persone interessate le aveva indirizzate personalmente lui. Manfredi precisa, inoltre, che il padre di De Sole era il primario del laboratorio analisi del Policlinico Gemelli di Roma. Al termine della conversazione Manfredi rammentava al proprio interlocutore che avevano bisogno di farmaci da consorziare.
L’intercettazione shock
Ma Scozzafava tesseva la sua ragnatela anche su un altro fronte costituito dall’ambiente criminale profondamente radicato nel territorio della provincia di Catanzaro al quale egli stesso era legato probabilmente da tempo. In un’altra conversazione tra Manfredi e Scozzafava, questo ultimo riferisce testualmente. “alla fine lo vedi qua, lui, Domenico Tallini come ci rispetta senza che andiamo, eh quando lo chiamiamo lo vedi subito: è a disposizione. Scozzafava spiega a Manfredi l’organizzazione del consorzio di farmaci” noi acquistiamo dalle farmacie, perché aumentano il fatturato e li rivendiamo o all’esterno o ad altre parti. Le conversazioni intercettate dimostrano anche che Tallini definito “Mimmo o Tallo” si interessava attivamente non solo al rilascio delle licenze ma iniziava a partecipare alla scelta del capannone da adibire a sede operativa del consorzio.
L’abilità dell’antennista nello scavalcare i Gaglianesi
Per attuare il suo progetto di affermazione personale, Scozzafava si avvale dei rapporti instaurati con il gruppo catanzarese di riferimento della cosca Grande Aracri, al quale era preposto Gennaro Mellea detto Pierino, condannato in Kyterion alla pena di 15 anni. Gli atti processuali dimostrano i legami tra l’antennista e Pancrazio Opipari altro personaggio di indubbio spessore criminale, secondo quanto scrive il gip, nominato pur senza averne apparentemente alcun requisito tecnico, magazziniere di un consorzio che grazie all’intervento di Tallini otteneva l’autorizzazione alla distribuzione dei farmaci e successivamente anche la distribuzione all’ingrosso di sostanze stupefacenti. Scozzafava si muove molto bene anche negli ambienti criminali e “si dimostra abile nel gestire i rapporti interpersonali su ogni fronte, talmente abile da riuscire a tener fuori Mellea”, definito il boss del gruppo dei Gaglianesi.
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