Farmabusiness, il Riesame sull’avvocato Grande Aracri: “Reggono le accuse ma i reati sono datati”

di Mimmo Famularo – Sussiste la gravità indiziaria ma vengono meno le esigenze cautelari per via del fallimento di Farmaeko e del Consorzio Farma Italia. Ergo non c’è più il pericolo della reiterazione del reato. E’ quanto scrive nelle diciotto pagine di motivazioni il Tribunale del Riesame di Catanzaro (presidente Michele Cappai, giudici Giuseppe De Salvatore e Mariarosaria Migliarino) che nello scorso mese di dicembre aveva revocato la misura cautelare in atto (obbligo di presentazione alla pg) nei confronti di Domenico Grande Aracri, 55 anni, coinvolto nell’inchiesta della Dda, nome in codice “Farmabusiness”. L’avvocato crotonese, che nel blitz dello scorso 19 dicembre era stato sottoposto agli arresti domiciliari, resta indagato a piede libero con l’accusa di intestazione fittizia di beni aggravata dalle modalità mafiose. Secondo gli inquirenti avrebbe sovrainteso le operazioni societarie della Farmaeko stabilendo quote occulte e introiti da destinare alla bacinella della locale di Cutro quale reimpiego di fondi illecitamente investiti.

Il summit alla “tavernetta” dei Grande Aracri

Il summit alla “tavernetta” dei Grande Aracri

Accogliendo l’istanza presentata dagli avvocati Salvatore Staiano e Gregorio Viscomi, il Tribunale del Riesame ha rimesso in libertà Grande Aracri. Nelle motivazioni il Collegio precisa che “i gravi indizi di colpevolezza appaiono invero desumibili dalla valutazione congiunta dei contenuti della riunione programmatica avvenuta in data 7 giugno 2014, presso la “tavernetta” dell’abitazione della famiglia Grande Aracri (luogo che le indagini compiute in questa ed altre operazioni di polizia giudiziaria hanno dimostrato essere stato eletto a quartier generale della cosca ove avvenivano i summit di ‘ndrangheta presieduti dal capo della “provincia” crotonese Nicolino Grande Aracri), nonché dal riscontrato attivo coinvolgimento di Grande Aracri Domenico nell'”affare” delle farmacie, in perfetta continuità con i contenuti dei dialoghi registrati in occasione della riunione del 7 giugno 2014″. Al quel summit, c’è da aggiungere, Domenico Grande Aracri non era presente, ma i partecipanti, dopo aver concordato sulla redditività dell’investimento e sull’opportunità di partecipare al progetto, “hanno individuato – secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta – nel 55enne di Crotone il soggetto titolare delle capacità e dei requisiti di insospettabilità per la sua qualità di avvocato per porsi quale garante degli interessi dei Grande Aracri”.

“Reati datati nel tempo”

Regge al vaglio del Riesame il quadro accusatorio costruito dalla Dda di Catanzaro ma vengono meno le esigenze cautelari. “Per un verso – osservano i giudici – deve rilevarsi che il coinvolgimento della famiglia Grande Aracri nell’affare delle farmacie non è più attuale dall’anno 2017, in quanto nel giugno di quell’anno il Consiglio di Amministrazione della società Farmaeko ne ha deliberato lo scioglimento e la liquidazione. Al contempo la società Farmaeko ha chiesto al Tribunale di Catanzaro di dichiarare il proprio fallimento. La relativa sentenza è intervenuta nel febbraio 2018. Stessa sorte è toccata al Consorzio Farma Italia, dichiarato fallito con sentenza del Tribunale di Catanzaro del marzo 2018”. Si tratta quindi di accadimenti di oltre due anni e mezzo prima rispetto al momento dell’adozione della misura cautelare. Peraltro le accuse contestate a Domenico Grande Aracri risalgono al 2015. “Il tempo trascorso dai fatti e la non attualità della strategia imprenditoriale consistente nell’investimento della cosca nel settore farmaceutico sono elementi – aggiunge il Collegio – che impediscono di ritenere sussistente un pericolo, che sia anche concreto e attuale, di reiterazione del reato da parte dell’odierno indagato. Né sono stati offerti in valutazione ulteriori elementi indicativi della partecipazione di Domenico Grande Aracri, nel quinquennio successivo ai fatti per cui si procede, ad altre operazioni economiche intese ad agevolare gli interessi economici della propria famiglia”.

“Impianto accusatorio debole”

Nel blitz dello scorso 19 dicembre era finito in carcere Salvatore Grande Aracri, 25 anni. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro (presidente Giuseppe Valea, giudici Giuseppe De Salvatore e Sara Mazzotta) con ordinanza dello scorso 15 dicembre ha disposto la scarcerazione accogliendo l’istanza presentata dall’avvocato Luigi Colacino. Secondo l’accusa sarebbe partecipe dell’omonima consorteria mafiosa operante a Cutro ma per il Collegio “le emergenze investigative non consentono di poter formulare nei riguardi di Salvatore Grande Aracri, un quadro di gravità indiziaria quanto alla contestata partecipazione dello stesso al sodalizio mafioso di Cutro”. Da qui l’annullamento dell’ordinanza e la relativa scarcerazione.

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