Farmabusiness, la Dda chiede la pena più alta per Scozzafava. Per Tallini oltre 7 anni (NOMI)

Stangata della Dda di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta che tende a far luce sui legami tra 'ndrangheta, imprenditoria e politica. Invocate 20 condanne
Giuseppe Ziparo

di Gabriella Passariello- C’è andata giù pesante la Dda di Catanzaro per i venti imputati, giudicati con rito abbreviato, coinvolti nell’inchiesta “Farmabusiness”, il blitz antimafia, che ha fatto tremare i palazzi del potere, portando il 19 novembre dello scorso anno a diciannove misure cautelari. Dopo una lunga requisitoria, il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e il sostituto della distrettuale Domenico Guarascio hanno chiesto la condanna per sodali e affiliati alla ‘ndrangheta, imprenditori e politici, accusati a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale e intestazioni fittizia di beni.

Per l’antennista invocata la pena più alta

Per l’antennista invocata la pena più alta

La pena più pesante è stata chiesta per l’antennista Domenico Scozzafava, considerato il mediatore della famiglia Grande Aracri e la sua ambizione, lo avrebbe condotto, secondo gli inquirenti, al continuo tentativo di accrescere e rafforzare la sua considerazione negli ambienti criminali più influenti, ai quali chiede consiglio per ampliare la sua attività di tecnico antennista e di concessionario Sky in tutta la Calabria. Un’ambizione, che lo avrebbe portato fin dietro la Tavernetta della famiglia Grande Aracri per mettersi a disposizione e farsi garante degli aiuti dell’allora assessore regionale Domenico Tallini per la realizzazione dell’affare sui farmaci e nei cui confronti la Dda ha chiesto 7 anni e 8 mesi.

Il ruolo di Tallini secondo la Dda

Per la Dda il politico, all’epoca dei fatti assessore regionale “avrebbe fornito al clan Grande Aracri, pur non facendone organicamente parte, un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione, con la consapevolezza circa i metodi e i fini dell’associazione stessa” e durante le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, datato novembre del 2014, avrebbe accettato dagli esponenti della cosca di ‘ndrangheta di Cutro la promessa di procurare voti in cambio di azioni politico-amministrative a vantaggio degli interessi economici dei Grande Aracri. In particolare avrebbe speso il suo ruolo di assessore regionale uscente della Regione Calabria per favorire la conclusione dell’iter amministrativo per il rilascio delle autorizzazioni necessarie allo svolgimento dell’attività del consorzio “Farma Italia” riconducibile alla cosca di Cutro. L’ex consigliere regionale è stato oggetto delle dichiarazioni accusatorie di Giovanni Abramo (LEGGI QUI), genero del boss Nicolino Grande Aracri, che ha chiesto di patteggiare la pena.

Le richieste di condanna

I magistrati hanno invocato davanti al gup Barbarà Saccà per Tommaso Patrizio Aprile 4 anni;  Serafina Brugnano 10 anni; Santo Castagnino 8 anni; Giuseppe Ciampà 8 anni; Pasquale De Sole 6 anni e seimila euro di multa; Paolo De Sole 9 anni; Donato Gallelli, alias Calimero, 8 anni più 3mila euro di multa; Domenico Grande Aracri, 6 anni di reclusione; Elisabetta Grande Aracri, 10 anni ; Salvatore Grande Aracri 10 anni (35enne); Salvatore Grande Aracri (42 anni) 14 anni;  Gaetano Le Rose 8 anni (49enne); Gaetano Le Rose, 8 anni (46enne);  Giuseppina Mauro, detta Maria, 12 anni; Pancrazio Opipari 10 anni; Salvatore Francesco Romano, 14 anni; Maurizio Sabato, 8 anni più 3mila euro; Domenico Scozzafava, 16 anni;  Domenico Tallini 7 anni e 8 mesi e Domenico Villirillo, 8 anni. La prossima udienza è calendarizzata per l’1 dicembre quando inizieranno le arringhe difensive dei legali, nel cui collegio compaiono, tra gli altri, i nomi  degli avvocati Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi, Vincenzo Cicino, Nicola Tavano, Enzo Ioppoli, Valerio Zimatore, Carlo Petitto, Pietro Funaro, Antonio Ludovico, Giuseppe Fonte, Sergio Rotundo, Tiziano Saporito, Luigi Colacino, Salvatore Perri, Bruno Giosuè Naso, Salvino Mondello, Nicola Tavano, Carmine Curatolo, Gianni Russano, Vincenzo e Davide De Caro, Mario Nigro, Nicola Cantafora, Dario Gareri, Ida Spadafora e Giovanni Nicotera. Altri tre imputati, che hanno optato per il rito ordinario sono già stati rinviati a giudizio. Si tratta di  Pasquale Barberio, 77 anni, di Isola Capo Rizzuto; Lorenzo Iiritano, 63 anni, di Catanzaro e Raffaele Sisca, 50 anni. E per loro l’udienza dibattimentale inizierà il prossimo 27 gennaio davanti al Tribunale collegiale di Crotone.

L’inchiesta e le iniziative imprenditoriali dei Grande Aracri

L’inchiesta, che il 19 novembre dello scorso anno ha portato a diciannove misure cautelari, è nata in seguito alle attività investigative dei carabinieri di Catanzaro e Crotone, sotto la supervisione del procuratore capo Nicola Gratteri. Al centro delle indagini, la cosca di ‘ndrangheta dei Grande Aracri di Cutro e in particolare le loro iniziative imprenditoriali e il reimpiego dei capitali illeciti, attraverso la costituzione di una società con base a Catanzaro, finalizzata alla distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali, mediante una rete di punti vendita, costituiti da farmacie e parafarmacie.

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