Farmabusiness, Scozzafava e il clan dei Gaglianesi: “A Catanzaro comandiamo noi”

L'antennista è persona navigata nel contesto mafioso. Opipari rivendica l'egemonia del clan. I Grande Aracri? Per toglierli di mezzo li devi solo ammazzare"

di Gabriella Passariello- E’ dalla criminalità organizzata sul territorio di Catanzaro che bisogna partire per chiarire l’esatta collocazione dell’antennista Domenico Scozzafava, condannato, con rito abbreviato in primo grado a 16 anni e 5 mila euro di multa, nell’ambito dell’inchiesta Farmabusiness. Un’operazione che va fatta, secondo il gup Barbara Saccà, che ha depositato le motivazioni della sentenza con cui a febbraio scorso ha inflitto 14 condanne, assolvendo sei imputati, tra imprenditori, politici, sodali e affiliati alla ‘ndrangheta, partendo dall’inchiesta antimafia Kyterion e dalle condanne che il Tribunale di Catanzaro ha sentenziato nei confronti di  vari esponenti del clan dei Gaglianesi tra cui Gennaro Mellea, detto Pierino, spiegando come questo gruppo originariamente, articolazione della cosca degli Arena di Isola Capo Rizzuto, diviene, una propaggine autonoma, ma comunque riconducibile al clan di Cutro nel territorio di Catanzaro.

Il legame tra Scozzafava e il clan dei Gaglianesi

Il legame tra Scozzafava e il clan dei Gaglianesi

Le risultanze investigative in questo procedimento evidenziano, a detta del gup Barbara Saccà, un legame tra Domenico Scozzafava e i Gaglianesi, un rapporto che consente di stabilire un collegamento dell’imputato con la cosca Grande Aracri di Cutro. Elementi evocativi della mafiosità dell’antennista possono trarsi, secondo il giudice, in primo luogo da alcune intercettazioni in cui Scozzafava si dimostra pienamente inserito nelle dinamiche della criminalità organizzata ed è a conoscenza di episodi ed equilibri mafiosi che può avere appreso solo da una distanza ravvicinata. Un esempio tra tutti? Le conversazioni spiate tra Pancrazio Opipari e Domenico Scozzafava durante una trasferta romana dopo che il primo era stato assunto nell’ambito del consorzio Farmaeko con mansioni di magazziniere. I due discutono di precedenti atti intimidatori compiuti mediante il posizionamento di bottiglie incendiarie, che rappresenta nell’ottica di una lettura unitaria degli atti un marchio distintivo del gruppo criminale dei Gaglianesi che era solito esercitare intimidazioni sul territorio.

“A Catanzaro comandiamo noi”

L’inserimento di Scozzafava in questo contesto, secondo quanto riportato nelle motivazioni del gup, emerge in una conversazione del 2015:  l’imputato commenta con Opipari le dinamiche criminali su Catanzaro, soffermandosi sulla transizione dei poteri dalla famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto a quella dei Grande Aracri di Cutro, delineando uno spaccato storico degli equilibri sul territorio. Opipari esterna al suo interlocutore il disappunto sulla scelta di Nicolino Grande Aracri di conferire autorità a Gennaro Mellea alias Pierino, riconosciuto come figura apicale del clan dei Gaglianesi, contrarietà che manifesta anche agli esponenti della cosca Grande Aracri nelle sedi competenti nel corso di una riunione a Cutro alla presenza di Salvatore ed Ernesto Grande Aracri e Giovanni Abramo. Nel corso del colloquio traspare “ancora la piena consapevolezza di Opipari circa il rapporto tra il gruppo dei Catanzaresi e gli Arena al punto da rivendicare l’autonomia del proprio gruppo “No siamo un gruppo autonomo…  eravamo legati con gli Arena ma a Catanzaro comandiamo noi”, riconoscendo però che il gruppo dei Gaglianesi non aveva la forza di imporre nulla ai Grande Aracri, “che sono persone che per toglierli di mezzo li devi solo ammazzare”. Esistono ulteriori risultanze investigative che dimostrano come Scozzafava  abbia avuto legami anche indiretti con Gennaro Mellea, boss dei Gaglianesi e che si palesano attraverso un servizio di sorveglianza di tipo elettronico disposto nella primavera del 2013 al maneggio equestre di Catanzaro gestito proprio dal boss. Lo strumento ha consentito di numerosi contatti tra Gennaro Mellea e  Scozzafava, riscontrate attraverso l’estrapolazione delle immagini del profilo facebook dello stesso imputato. Inoltre nel corso del monitoraggio sarebbe emerso in più occasioni l’uso del cellulare di Scozzafava da parte Mellea. Per il giudice delle udienze preliminari Scozzafava è una persona navigata nel contesto mafioso.

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