di Mimmo Famularo – Tutti importanti ma mai come Tallini, ritenuto assolutamente indispensabile per il gruppo di imprenditori, professionisti, faccendieri e presunti mafiosi coinvolto nell’inchiesta “Farmabusiness” che la scorsa settimana ha portato all’arresto dell’ormai ex presidente del Consiglio regionale della Calabria, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso. “Senza di lui –scrivono gli inquirenti – l’impresa non sarebbe neanche partita”. E’ il maggio del 2014 e il progetto Farma Italia è ormai in dirittura d’arrivo. Il passo più importante era quello di ottenere l’autorizzazione della Regione alla distribuzione dei farmaci. Alla realizzazione del programma, poi presentato ai Grande Aracri in un apposito summit che si sarebbe tenuto poche settimane dopo, mancava soltanto la verifica dell’Asp di Catanzaro nei locali scelti come sede del Consorzio. Piccoli dettagli per uno come Tallini che – secondo quanto emerge dalle carte di Farmabusiness – era capace di “smuovere persino una montagna” in Regione.
L’incontro nel bar-ristorante dei Gaglianesi
L’incontro nel bar-ristorante dei Gaglianesi
Tutto nasce a cavallo tra le festività natalizie del 2013 e i primi mesi del 2014. Il commercialista di origini crotonesi Paolo De Sole scende in Calabria per un intenso “giro di consultazioni”. Con la mediazione di Scozzafava convince Tallini a partecipare personalmente al business finanziato dai clan di Cutro. Ufficialmente il Consorzio Farma Italia nasce il 2 gennaio del 2014 e la prima incombenza è quella di trovare un capannone da adibire a deposito di farmaci. Gli inquirenti seguono Domenico Scozzafava e ascoltano anche Domenico Tallini al quale viene chiesto di incontrare una donna indicata unicamente con il termine “lei” e poi individuata in un architetto di origini calabresi ed ex senatrice della Repubblica. Contestualmente nelle conversazioni si parla di un incontro, organizzato da Tallini, con un dirigente della Regione Calabria al quale Paolo De Sole avrebbe potuto consegnare della documentazione relativa al progetto imprenditoriale che il gruppo voleva avviare nel Catanzarese. Una riunione preceduta da un incontro preliminare che si sarebbe tenuto all’interno del bar-ristorante del Parco dell’Agraria di Catanzaro per gli inquirenti gestito da una società riconducibile di fatto a Roberto Corapi, esponente di spicco dei Gaglianesi, la cosca catanzarese operante sotto l’egida di Nicolino Grande Aracrì, il super boss della ‘ndrangheta crotonese. A quell’incontro partecipano, oltre agli intermediari Scozzafava e Manfredi, anche Tallini (all’epoca assessore regionale al Personale) e l’ex senatrice
Servono le autorizzazioni utili per avviare il progetto ma su questo garantisce Tallini che si dice disponibile ad organizzare in tempi brevi un appuntamento con il funzionario della Regione Calabria in servizio presso l’ufficio preposto. Il dato emerge da una conversazione intercettata tra due degli indagati: Walter Manfredi e Paolo De Sole che sottolineano la grande disponibilità offerta dall’assessore Tallini “pronto a soddisfare ogni richiesta del gruppo anche con tempestività”.
La riunione al Benny Hotel e la mossa vincente
In effetti il 20 gennaio del 2014, a poche ore dalla costituzione davanti al notaio del Consorzio, si tiene un altro incontro. Stavolta a fare da location è un noto hotel all’ingresso di Catanzaro e dalla riunione emerge la soddisfazione di Tallini per l’individuazione del dirigente regionale che avrebbe dovuto rilasciare l’autorizzazione al Consorzio. Il più è fatto con l’assessore abile a muovere le sue pedine e a smuovere tutti gli ostacoli. In un’altra telefonata registrata Tallini parla ancora con Scozzafava e annuncia: la questione è risolta. L’insediamento del dirigente in questione a capo dell’ufficio “Lea” della Regione Calabria è la mossa vincente che sblocca l’affare.
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