“Oggi l’aria ha il profumo della giustizia”. Sono le parole di Vincenzo Chindamo, fratello di Maria Chindamo, l’imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello (Rc), scomparsa nel nulla la mattina del 6 maggio del 2016 davanti alla sua azienda agricola nel territorio di Limbadi. Episodio per il quale sono indagati a vario titolo Salvatore Ascone, già indagato nell’indagine specifica, un uomo nel frattempo deceduto ed una terza persona all’epoca dei fatti minorenne. Il delitto fu commesso a seguito del suicidio del marito Vincenzo Puntoriero (avvenuto l’anno precedente, in data 8 maggio 2015) e per punire la donna per la “recente relazione sentimentale dalla stessa istaurata, venuta alla luce con la prima uscita pubblica della coppia appena due giorni prima dell’omicidio, oltre che per l’interesse all’ accaparramento del terreno su cui insiste l’azienda agricola divenuta nel frattempo di proprietà esclusiva della Chindamo e dei figli minori”.
“Aspettiamo di leggere gli atti”
“Aspettiamo di leggere gli atti”
“Aspettiamo di leggere attentamente gli atti di questo segmento di indagine – ha aggiunto Chindamo – ma un dato mi preme rilevare: che l’aver perseguito, per tutti questi anni, la ricerca della verità sull’uccisione di mia sorella, alla fine ha dato risultati. Non ho mai smesso di credere nell’operato della magistratura anche quando ci poteva essere qualche momento di sconforto e quanto avvenuto oggi premia quella perseveranza. Ora attendiamo che anche l’ultima responsabilità a carico delle persone coinvolte nell’omicidio venga cristallizzata e se anche ci vorrà del tempo sono certo che alla fine anche questo avverrà. Se ancora fosse necessario ribadirlo, la ndrangheta e la subcultura di ndrangheta sono retrogradi e perdenti, mentre la bellezza e il sorriso di Maria seppur tra le nuvole splendono ancora”. (Ansa)
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