Fatture fittizie all’Ospedale di Cosenza, 5 arresti per truffa e frode

Da agosto 2014 a novembre 2018 si sarebbero fatti pagare dall’Azienda Ospedaliera di Cosenza prestazioni per servizi in realtà mai resi, per un importo di poco superiore ai 3 milioni di euro (3.092.416,04 euro). Importo al quale si aggiungono 1.300.000 euro per fatture non pagate in ordine alle quali è stata avanzata azione civile esecutiva nei confronti della stessa Azienda ospedaliera. È in corso in questo momento l’esecuzione di un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Cosenza, applicativa della misura degli arresti domiciliari nei confronti di quattro, fra funzionari e dirigenti, della società aggiudicataria dell’appalto delle pulizie e dei relativi servizi integrativi dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza e un sequestro preventivo per equivalente, nei confronti anche di un ulteriore indagato per i reati di “truffa aggravata ai danni dello Stato” e “frode in pubbliche forniture”.

La Procura ha richiesto inoltre l’applicazione della misura cautelare interdittiva dal pubblico ufficio per i reati di abuso di ufficio e falso in atto pubblico nei confronti di cinque, fra funzionari e dirigenti della stessa Azienda Ospedaliera.

La Procura ha richiesto inoltre l’applicazione della misura cautelare interdittiva dal pubblico ufficio per i reati di abuso di ufficio e falso in atto pubblico nei confronti di cinque, fra funzionari e dirigenti della stessa Azienda Ospedaliera.

L’indagine ha avuto inizio nell’aprile 2018 dopo la disposizione da parte della Procura di un’ispezione igienico-sanitaria nei locali dell’Ospedale, eseguita dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Cosenza e del Nas di Cosenza, unitamente a personale dello Spisal di Catanzaro e all’Ispettorato Territoriale Regionale del Lavoro di Reggio Calabria. Nell’occasione erano emerse gravissime carenze igienico-sanitarie, tanto da determinare il sequestro di alcuni locali, sale operatorie e reparti ospedalieri.

Da qui la Procura ha disposto un approfondimento investigativo sul rispetto delle condizioni contrattuali del bando di gara del 4 maggio 2012, indetto dalla Regione Calabria in relazione ai “Servizi di pulizia e servizi integrativi”. Dal lavoro degli investigatori viene fuori un quadro allarmante soprattutto dal punto di vista igienico-sanitario, a causa dell’assoluta inadeguatezza, sia sul piano quantitativo che qualitativo dei servizi svolti dalla società affidataria dell’appalto. Emerge poi l’indebito arricchimento della società di pulizie attraverso le condotte degli indagati che, mediante artifici e raggiri consistiti nell’aver prodotto dati non veritieri, sono riusciti ad ottenere il pagamento di ore di lavoro relative a servizi integrativi e complementari mai effettuate per un ammontare di 3.092.416,04 Euro.

Le attività investigative hanno fatto luce su ulteriori comportamenti penalmente rilevanti a discapito dell’intera comunità che si è ritrovata ad avere i locali dell’ospedale non adeguatamente puliti, per l’inadeguatezza e insufficienza delle risorse impiegate oltre che per la carente attività di controllo.

Addetti alle pulizie che diventano Oss

Agli atti dell’indagine sono innumerevoli le segnalazioni redatte dei primari dei vari reparti dell’ospedale che contestavano la qualità del servizio reso. In particolare, gli accertamenti svolti hanno evidenziato come le prestazioni di servizi di igiene e cura alla persona rese dalla società privata presso gli Ospedali Cosentini, di competenza del personale Oss, di fatto venivano svolte anche da personale addetto alle pulizie. Ne consegue che personale assunto per espletare servizi di pulizie veniva, almeno in parte, destinato a servizi di assistenza ai degenti, in spregio alle norme di igiene e in violazione altresì delle norme contenute nel Codice degli appalti che prevedevano l’instaurarsi di un diverso iter amministrativo.

Responsabilità per mancato controllo

Parallelamente, è stata riscontrata anche una responsabilità per gli stessi pubblici ufficiali che, senza controllare in alcun modo l’effettività delle prestazioni rese e neppure la documentazione a supporto dello svolgimento dei servizi espletati, hanno liquidato le fatture per servizi non resi.

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