Fatture inesistenti per 15 milioni, commercialisti arrestati. Indagati anche in Calabria

Quindici milioni di fatture per operazioni inesistenti e aziende fittizie intestate a prestanome che avevano problemi di droga e gioco d'azzardo
Pirateria agroalimentare

Quindici milioni di fatture per operazioni inesistenti, un danno erariale di 3,2 milioni, aziende fittizie intestate a prestanome che avevano problemi di droga, gioco d’azzardo, fragilità psichiche. In questo quadro la Guardia di finanza di Savona ha eseguito cinque ordinanze di custodia, 4 in carcere e una ai domiciliari: tra loro ci sono alcuni commercialisti del ponente Savonese.

I cinque, tutti italiani (tre uomini e due donne), tra i 47 e i 72 anni, avevano creato una rete, con base nella provincia di Savona, che operava in Liguria, Piemonte, Calabria e Veneto, ma anche all’estero. Sono 17 le persone complessivamente indagate, 16 le aziende coinvolte in Italia per reati tributari, cinque quelle all’estero, in Bulgaria e Gran Bretagna. E’ stata disposto il sequestro di beni per 3,2 milioni.

I cinque, tutti italiani (tre uomini e due donne), tra i 47 e i 72 anni, avevano creato una rete, con base nella provincia di Savona, che operava in Liguria, Piemonte, Calabria e Veneto, ma anche all’estero. Sono 17 le persone complessivamente indagate, 16 le aziende coinvolte in Italia per reati tributari, cinque quelle all’estero, in Bulgaria e Gran Bretagna. E’ stata disposto il sequestro di beni per 3,2 milioni.

“Frode carosello”

La Guardia di Finanza ha ricostruito una imponente frode carosello nel settore della commercializzazione di prodotti informatici, basata sulla emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.Il sistema di frode accertato, per gli anni d’imposta dal 2014 al 2019, si è basato – secondo gli investigatori – sull’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per circa 15 milioni di euro, con un danno diretto per l’Erariodi oltre 3,2 milioni di euro. Nove delle imprese coinvolte sono risultate essere mere “cartiere”, ovvero di recente costituzione, prive d struttura e/o sede e con un’operatività limitata nel tempo, caratterizzata dalla crescita esponenziale del volume d’affari, utilizzate con l’unico scopo di interporsi nei diversi passaggi commerciali, senza alcuna finalità economica, ostacolando così la ricostruzione delle filiere illecite e vanificando le pretese erariali.

Le stesse ditte individuali – secondo gli inquirenti – venivano intestate a “prestanome”, ricercati tra persone problematiche, quasi tutte con difficoltà legate alla dipendenza da sostanze stupefacenti, da gioco d’azzardo o comunque in condizioni psico-fisiche precarie. In realtà erano gli odierni arrestati a gestire di fatto le imprese, anche sotto il profilo bancario e finanziario. Attraverso il meccanismo fraudolento, le società effettivamente beneficiarie della frode, in tutto tre, ubicate nel ponente savonese, hanno potuto usufruire di un duplice vantaggio, di natura concorrenziale e fiscale: acquistavano beni a prezzi inferiri rispetto a quelli di mercato perché non pagavano Iva con i ‘fornitori – cariera’ e detraevano illegalmente l’iva riferita all’acquisto della merce. Il gruppo agiva anche con un altro sistema fraudolento: le stesse società cartiere, dichiarandosi “esportatori abituali”, riuscivano ad acquistare beni in sospensione d’imposta, che poi venivano acquistati dalle medesime imprese beneficiarie a prezzi concorrenziali.

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