Fatture pagate due volte dall’Asp di Reggio, sequestro da 4 milioni per studio radiologico

Le indagini condotte dai finanzieri hanno coinvolto il Commissario Straordinario, il Dg e il Direttore Amministrativo dell’Azienda reggina, e l’assessore regionale pro tempore
Asp di Reggio Calabria

Si è conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio di 19 soggetti, tra cui il commissario straordinario, il direttore generale e il direttore amministrativo dell’Asp di Reggio Calabria, nonché l’assessore regionale pro tempore, una delle attività d’indagine in corso a danno del servizio sanitario calabrese. Le attività di indagini, che hanno riguardato i doppi pagamenti erogati dalla citata Azienda sanitaria provinciale in favore di una clinica privata di Siderno, sono state condotte dai finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria – sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal procuratore capo, Giovanni Bombardieri, coordinata dal procuratore aggiunto  Gerardo Dominijanni e dalle dottoresse Giulia Scavello e Marika Mastrapasqua.

Pagamenti per 4 milioni di euro

Pagamenti per 4 milioni di euro

Le indagini hanno scaturito un provvedimento di sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore complessivo di 4.020.225,75 euro, disposto dal Tribunale di Reggio Calabria. Il nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha permesso di constatare una duplicazione di pagamenti, per oltre 4 milioni di euro, corrisposti dall’Azienda sanitaria provinciale reggina a favore di uno studio radiologico privato, operante nel settore dell’erogazione di prestazioni diagnostiche ai pazienti in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. Le indagini si sono concentrate sul dettagliato esame di un accordo transattivo, concluso nel 2015 tra l’Ente Pubblico ed il privato fornitore, con il quale è stato disposto il pagamento, in favore di quest’ultimo, della somma di  7.974.219,16 euro (tra capitale, interessi di mora e spese legali) a saldo di crediti pregressi, presuntivamente vantati come non ancora riscossi. I militari hanno, quindi, analizzato nel dettaglio ciascuna delle quasi cento fatture in questione, relative ad oltre dieci anni di prestazioni sanitarie, appurando che una notevole parte delle stesse, dichiarate non pagate dallo studio radiologico in questione e poste a fondamento di diversi decreti ingiuntivi divenuti esecutivi a seguito della mancata opposizione dell’Asp Reggina, erano state già liquidate per un ammontare complessivo di oltre 4 milioni di euro, compresi interessi.

I rinvii a giudizio

Dopo gli interrogatori eseguiti nei confronti di coloro che ne hanno fatto richiesta, la Procura ha richiesto il rinvio a giudizio di 19 indagati. I reati contestati sono quelli di falso ideologico e truffa aggravata nei confronti del rappresentante legale e di altri individui riconducibili allo studio radiologico, dei funzionari dell’Asp e di altri 13 soggetti, ritenuti a vario titolo responsabili. Tra le contestazioni a carico del rappresentante legale e del socio di fatto dello Studio radiologico, figura anche quella per l’ipotesi di reato di autoriciclaggio, per aver trasferito complessivamente 1.393.094,12 euro, provento del delitto di truffa, al fine di ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa. Contestato, inoltre, il reato di riciclaggio ai quattro soci dello studio radiologico, per aver percepito i dividendi frutto dei proventi della truffa. La truffa ai danni del servizio sanitario ed il riciclaggio di denaro sono solo uno degli aspetti posti sotto la lente investigativa della Guardia di Finanza. Infatti, le Fiamme Gialle Reggine, grazie ad un approccio trasversale proprio del Corpo, hanno posto l’attenzione anche sugli aspetti economico-finanziari, riconducendo a tassazione i proventi illeciti percepiti dal legale rappresentante pro tempore dello studio radiologico. L’attività eseguita ha permesso di constatare una base imponibile sottratta a tassazione, ai fini delle imposte sui redditi ed ai fini Irap pari a 2.300.746,82 euro e un Irap dovuta pari a 110.896,00 euro. Il cerchio investigativo si è concluso con un’ulteriore attività effettuata a favore della Procura Regionale della Corte dei Conti, alla quale, previo nulla osta dell’ autorità giudiziaria penale, è stato comunicato l’ingente danno erariale scaturito dalle condotte illecite perpetrate dai funzionari dell’ente sanitario, pari ad  4.020.225,75 euro. Il servizio dà prova del costante presidio esercitato dalla Guardia di Finanza volto alla salvaguardia della spesa pubblica nazionale, con particolare riguardo a quella sanitaria calabrese.

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