“Favorì imprese vicine alla ‘ndrangheta”, chiesti 16 anni per il maresciallo Greco

Una requisitoria lunghissima e articolata, poi la richiesta al Tribunale collegiale di Crotone: condannare il maresciallo Carmine Greco a 16 anni di reclusione. E’ quanto invocato dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo nei confronti dell’ex comandante della stazione forestali di Cava di Melis, frazione di Longobucco, provincia di Cosenza. Nel luglio del 2018 era stato arrestato dai carabinieri del Noe con l’accusa di concorso in associazione mafiosa, favoreggiamento, rivelazione di segreto istruttorio e omissioni in atti d’ufficio. Il processo che lo vede imputato è uno stralcio della maxi-inchiesta “Stige” che ha svelato le ingerenze della cosca “Farao-Marincola” di Cirò tra le province di Crotone e di Cosenza.

Le accuse

Le accuse

Secondo l’accusa, Greco (difeso dagli avvocati Franco Sammarco e Antonio Quintieri) avrebbe illecitamente agevolato alcuni imprenditori boschivi consentendo alle loro aziende di svolgere l’attività senza verifica della autorizzazioni. Per la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, il sottufficiale, nella veste di comandante della stazione di Cava di Melis, avrebbe omesso di intervenire nonostante vi fossero segnalazioni sugli illeciti commessi dalle ditte in odore di mafia e avrebbe anche informato gli imprenditori “di imminenti controlli da svolgersi, intervenendo per estromettere imprese concorrenti o svolgendo personalmente indagini dove erano coinvolti gli stessi sodali, adoperandosi, anche con metodiche tali da inquinare le prove, per raggiungere risultati processuali volti a favorirli”.

Parola alla difesa

Il processo nei confronti del maresciallo Greco è stato aggiornato a mercoledì 25 novembre quando dinanzi al Tribunale collegiale di Crotone inizieranno le discussioni del legali difensori, gli avvocati Sammarco e Quintieri. La sentenza è attesa nella stessa giornata.

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