Alle prime ore dell’alba i carabinieri della Compagnia di Palmi, supportati nelle fasi esecutive da personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di 5 misure cautelari, 2 in carcere e 3 ai domiciliari, emesse dal gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura nei confronti di Biagio Versaci, 50 anni, di sua moglie Maria Francesca Cammaroto, 40 anni, dai fratelli Antonio Alvaro, 22 anni, Francesco , 23 anni e dalla cugina Domenica Alvaro, 33 anni ritenuti i favoreggiatori del latitante Domenico Romeo, 39 anni catturato il 2 febbraio 2020 dai carabinieri della Compagnia di Palmi, poichè ricercato dal luglio 2019 a seguito dell’emissione di ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte della Dda di Genova per traffico internazionale di stupefacenti aggravato dalle finalità mafiose nell’ambito dell’indagine “Buon vento genovese” della Guardia di Finanza del capoluogo ligure.
Il sistema del favoreggiamento
Il sistema del favoreggiamento
L’indagine, coordinata dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gaetano Paci e dal pm Giulia Pantano, ha consentito di scoperchiare l’articolato ed organizzato sistema messo a punto dagli arrestati al fine di favorire la latitanza del Romeo garantendogli plurimi incontri con i suoi familiari, in particolare la moglie Angela Lorosi e il figlioletto di soli 17 mesi, oltre che con i suoi genitori, che venivano trasportati attraverso movimenti e trasbordi da un’autovettura all’altra e condotti sino al covo del fuggiasco; in tal modo consentendo a quest’ultimo di aver contatti e rapporti con i suoi prossimi congiunti senza esporsi e senza ostentare la propria persona, messa così al riparo dalle ricerche in atto. Ma non solo. L’ausilio al latitante è stato garantito anche attraverso la messa a sua disposizione di un immobile nella esclusiva disponibilità degli Alvaro e di proprietà di Domenica Alvaro nonché attraverso le garanzie di telefoni cellulari dedicati al contatto del Romeo con i suoi familiari. Il meccanismo escogitato, semplice e sofisticato nel contempo, prevedeva numerosi cambi di vettura, effettuati in punti strategici e poco controllabili dalle forze dell’ordine, per mezzo dei quali i parenti venivano trasportati sino al covo del latitante, senza il ricorso ad alcuna comunicazione telefonica.
La fedeltà alla cosca Alvaro
Nel corso delle indagini è stato fotografato passo passo il sistema di favoreggiamento della latitanza del Romeo alimentato e gestito con continua e meticolosa organizzazione dai coniugi Versaci – Cammaroto e dai fratelli Antonino e Francesco Alvaro, figli di Vincenzo, 49 anni, condannato nel procedimento Santa Fè nonché fratello di Antonio, coindagato di Romeo nel procedimento penale “Buon vento genovese”. In particolare ai fratelli Antonino e Francesco Alvaro, destinatari della misura della custodia cautelare in carcere in ragione della maggiore gravità delle condotte, nonostante fossero considerati dai coindagati come “ragazzini”, Romeo si era materialmente affidato in ragione della loro fedeltà alla cosca Alvaro, dimostrata in più circostanze durante l’attività d’indagine.