FELICE DOMENICA | A Catanzaro un Natale tinto di iracheno e afgano, no all’indifferenza

Se su corso Mazzini le luminarie saranno meno brillanti, non farà nulla. La luce servirà per guardare dove il mare si fa porto, e non inghiotte chi spera

di Felice Foresta – C’è un angolo del nostro Natale che non conosciamo. È quello che, ogni volta, ci ripromettiamo di visitare. E che, invece, ogni volta lasciamo inesplorato. Me lo ricorda, adesso, la luce striminzita del primo albero che mi passa sotto gli occhi. Frugo fra persiane arrugginite di persone sole. Quelle che vivono senza presente il loro presente. Siamo oramai alla fine di novembre. Un mese austero e triste che, forse più di ogni altro, soffre il fluire del tempo. Corre veloce il tempo a novembre. E non è un caso. È il mese che dedica un giorno ai morti. Quelli che, avvolti da un’irredimibile patina di dolore, ammoniscono sul valore dell’eterno e sull’inezia dell’esistenza umana. Natale incombe, e novembre si fa subito ricordo. Quest’anno è stato, però, proprio novembre a raccattarci in quell’angolo che schiviamo. Consapevoli e distratti. O, forse, solo distratti consapevoli. Lo sbarco di un carico di mendici alle porte di casa. Perché, Simeri Crichi, è un fianco della nostra città.

No all’indifferenza

No all’indifferenza

No, non è un sermone sull’accoglienza, sul dovere solidale su cui rimane appeso l’incanto o la tragedia dell’umano. Non ne sarei capace. E, poi, è un terreno magmatico e mendace. Dove chi non appare impartisce, spesso, la prima lezione. L’indifferenza, però, no. Non me la sarei aspettata. Una notizia come un’altra. Lungo il lessico di una rotativa che si ripete senza sussulti. Inerme e stantia. La mia distrazione è stata, certamente, più forte. Non ho colto, per mia colpa dunque, un segno, una voce in rivolta. Solo la doverosa collocazione, da protocollo più che da umano sentire e, comunque da apprezzare, in un palazzetto dello sport. Là dove abbiamo rincorso un pallone da basket e, con lui, la gioia di aver fatto centro. Nella vita, si sa, siamo tutti impreparati. Fare centro, però, spesso diventa un enigma o un cammino irrisolto. Spero non sia così per il Natale di quest’anno che ha tinto Catanzaro tutta, anche chi non ci avrebbe mai pensato, di iracheno e di afgano. Forse per ricordarci che, se su corso Mazzini le luminarie saranno meno brillanti dello scorso anno, non farà nulla. Il resto della luce ci servirà magari per vedere in quell’angolo. Un po’ più sud, e un po’ più a est. Dove il mare si fa porto, e non inghiotte chi spera.

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