FELICE DOMENICA | Il corso di laurea in Medicina a Cosenza e la spoliazione di Catanzaro

Una vicenda espressione di una ancora troppo ingrata accezione municipalistica con cui, in Calabria, tracciamo la nostra storia e le coordinate del nostro sviluppo
La lanterna e le ortiche

di Felice Foresta – Non ne conosco i dettagli. E, francamente, non mi interessano neppure. I termini dell’attivazione del corso di laurea in Medicina a Cosenza sono più per addetti ai lavori che non per il volgo. Credo, invece, che la vicenda offra, anzi, debba offrire, uno spettro speculativo e argomentativo più ampio. Il primo spunto, che ritengo asfittico e specioso tuttavia, è che ogni evento, anche se di rilievo come questo, è destinato a diventare occasione di dispute politiche. Spesso di bassa lega. Ancora di più, sterili e improduttive. La politica, cui nessuno vuole negare la sua nervatura anche dialettica, dovrebbe in alcuni casi, se non sempre, volare più in alto. Avere una dimensione di prospettiva e di visione. E non essere solo un cahier de doléance, magari postumo. Come per la vicenda de qua.

Quel municipalismo che traccia storia e sviluppo

Quel municipalismo che traccia storia e sviluppo

Un altro aspetto avverto forte, anche se con malcelata insoddisfazione. Perché è espressione ed epitome di una ancora troppo ingrata accezione municipalistica con cui, in Calabria, tracciamo la nostra storia e le coordinate del nostro sviluppo. È un aspetto, questo, che certamente ha cittadinanza in una mia utopica e idealistica premura. E che, verosimilmente, confligge con un pragmatismo politico che non riesco ad assimilare. Non era e non è possibile, in Calabria un sistema universitario unico, con facoltà diverse e non concorrenti, con sedi baricentriche tali da intercettare i bisogni di tutti i possibili fruitori? Immagino che, forse, un’idea di queste, magari fantasiosa e incapace di reggere all’urto di forze centripete e centrifughe, potrebbe avere una ricaduta in termini di risparmio di risorse. Che, se eccedenti, potrebbero essere devolute alla ricerca. Lo so. Vivo fra i monti. Amministrare e provocare il consenso è altro. E, certo, non è affar mio.

Una vecchia storia con radici antiche

Ultima chiosa. La spoliazione di Catanzaro è una storia vecchia. Ha radici antiche, fermenti nuovi e connivenze collettive. Anche dei cittadini. Non è questo, però, il tema. Così come non è il riparo mettere pezze a colori per nascondere e nascondersi. Fossi io il decisore politico, avrei risposto. Abbiamo perso un pezzo di Medicina? Adoperiamoci per portare a Catanzaro Lettere, Filosofia, Lingue Straniere, Antropologia, Beni culturali. Che si collocano a stretto giro con un innegabile retaggio umanistico della città. Questa, però, è forse un’altra storia. E non servono polemiche, macchinazioni e retropensieri. Né guerre fratricide, e invidie da comari. E neppure il pezzo mancante di Medicina. Qui ci vuole una nuova consapevolezza cittadina. Un’insurrezione di coscienze. E il coraggio di sentirsi, ognuno per il suo, detentori di una responsabilità sociale. Rinnovata. O , forse, solo nuova.

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