di Felice Foresta – Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte. E neppure in Sila. La vita dei pastori è bellissima. È la prima volta che mi trovo a dissentire con il sontuoso talento di Corrado Alvaro, il mio scrittore calabrese preferito. La mia è, evidentemente, un’abiura innocua a metà strada fra la boutade e la provocazione. Oggi ho fatto la transumanza da Marcedusa alla valle del Soleo, sul Gariglione, in Sila. La notte ne è stata artefice e madre. Il caldo era troppo ostile per affrontarlo di giorno. Sento ancora i muggiti, i fischi dei vaccari, il sudore che mi si attacca sulla polvere sollevata dai vitelli, l’odore acre dello sterco e della fatica.
Pacificazione e benessere
Pacificazione e benessere
E, soprattutto, un senso di pacificazione e benessere. Rifletto e poi capisco il perché. La transumanza è una festa bellissima. La transumanza è un innesto che dura da secoli. È la vittoria della lealtà che la terra ci consegna, senza chiederci nulla in cambio. È un cammino lungo il quale incontri te stesso, e il tuo contrario. Il sacrificio, e il suo dolore. Il mare e la montagna. La musica, e il suo anelito al cielo. La libertà, e la sua preghiera. La Calabria, la sua storia e il suo breviario. Grazie, allora, ad Antonio Mancuso a Salvatore, a tutta la famiglia Mancuso di Marcedusa, per avermi regalato un frammento di tempo sospeso. #transumanza2022