FELICE DOMENICA| Penalisti riuniti: “A Catanzaro mi piacerebbe lavorarci. È una bella piazza”

L’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti celebrata a Catanzaro ha chiamato a raccolta l’intera avvocatura italiana, abbattendo le distanze

di Felice Foresta “A Catanzaro mi piacerebbe lavorarci. È una bella piazza”. È passato da poco mezzogiorno. È un sabato mattina atipico, a Catanzaro. Al Teatro Politeama Mario Foglietti si celebra la giornata finale dell’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti. Un evento di prestigio che chiama a raccolta l’avvocatura italiana, abbatte le distanze, e rispolvera un orgoglio di appartenenza troppo spesso screpolato. Il sole è più prepotente del freddo, e invita all’ultima sosta prima della chiusura affidata a Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane. I tavolini del bar di fronte sono piccole oasi di accenti diversi. Di eleganze castigate e volti distesi. C’è chi chiacchiera, chi ha già il trolley pronto, e chi sorseggia attimi di pudica normalità davanti a un caffè. Un bel vedere cui, da tempo, non eravamo più abituati.

“A Catanzaro mi piacerebbe lavorarci. È una bella piazza”

“A Catanzaro mi piacerebbe lavorarci. È una bella piazza”

“A Catanzaro mi piacerebbe lavorarci. È una bella piazza”. Non è una frase buttata lì. Io sono un intruso accidentale. L’avvocato che si concede al collega per una confidenza non parla con me. Prima mi incuriosisce, poi mi emoziona, però. Dei temi trattati in questa due giorni non parlerò. Altri lo hanno fatto. Magistralmente. E poi non ne sarei capace. Di questa frase che ho rubato mio malgrado, e che ho trattenuto consapevolmente, invece sì. Mi va di parlare. E non per spirito di casta. Anzi, non solo per spirito di casta. Ma per quel senso di delicata e frugale rivincita che, come cittadini di Catanzaro, ci siamo meritati. Per due giorni, o solo per la durata di quella frase poco importa. E mi va di parlare perché, malgrado tutto, è bastato un evento di caratura nazionale per far tirare il meglio di sé a chi lo ha organizzato, a chi ci ha lavorato, e a chi ha partecipato. Al barman, come alle splendide hostess. Agli avvocati catanzaresi che hanno saputo coniugare uno spirito d’accoglienza magnogreca con una brillantezza tecnica non comune dimostrata negli interventi declinati nel corso dell’assise. All’albergatore, al ristoratore e al fioraio che ha imbandito il palco quasi si sposasse una principessa. Al fotografo, ai giornalisti, e al tassista. A chi ha aperto e chiuso il teatro, e a chi dimentico.

Tre candidati alla carica di sindaco sono avvocati, l’altro è un giurista

È bastata un’occasione, un pretesto, importante per quanto si voglia, per far parlare bene di Catanzaro. Per far parlare bene di uno spicchio del suo mondo che spesso sembra messo fuori posto. Per far coltivare un’ambizione sana e vera, quella dell’avvocato che l’ha espressa, che da tempo non avvertivamo. Perché da Catanzaro a molti piacerebbe soltanto andar via. Fra qualche mese, la nostra città è chiamata a una scadenza forse decisiva per il suo domani. Allora, forse, non è un caso se quella confidenza carpita, che è riecheggiata veloce, quasi furtiva, sia legata, alle candidature che fino a oggi sono state avanzate per la carica di sindaco. Tre su quattro sono di avvocati, uno anche docente universitario. La quarta, di un docente universitario che, però, è anch’esso un giurista. Allora, davvero, non è un caso. Che nel momento di maggior declino della nostra città siano proprio gli avvocati – che in questo fine settimana d’inverno pieno hanno mostrato a tutti i penalisti italiani, e non solo nella locandina, il cielo di Catanzaro – a tenderle una mano. Quegli avvocati che ieri, come oggi, hanno sempre rappresentato un pilastro fondante della società cittadina. Quegli avvocati che sanno organizzare eventi, parlare di libertà e ricordarsi che la piazza che, ogni giorno, frequentano sa tingersi anche di desiderio. Il desiderio di vedere una città normale, che vive di grandi speranze. Non solo nei vicoli del centro, ma anche in quelli del diritto.

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