“Felicia una donna contro la mafia”, successo a Catanzaro per lo spettacolo dedicato alla mamma di Peppino Impastato

Lo spettacolo si replicherà in altre cinque località calabresi, grazie al sostegno del Consiglio regionale

Dopo l’appuntamento tenuto nel complesso monumentale del San Giovanni di Catanzaro nell’ambito della XX edizione del Progetto Gutenberg, lo spettacolo “Felicia una donna contro la mafia” si replicherà in altre cinque località calabresi, grazie al sostegno del Consiglio regionale che ne ha finanziato sei date attraverso un emendamento alla legge di Bilancio presentato dal consigliere Antonio Montuoro, segretario della Commissione anti’ndrangheta, in condivisione con il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro. Lo spettacolo “Felicia una donna contro la mafia”, la cui prima nazionale si è tenuta al Teatro Greco di Tindari in Sicilia, è dedicato alla memoria di Peppino Impastato, assassinato dalla mafia il 9 maggio del 1978, e vuole ricordare il coraggio della mamma, Felicia Bartolotta. A coniugare l’originale impianto scenico con le musiche ispirate dalla tenera storia di una madre e di un figlio impegnati entrambi nella lotta a Cosa Nostra: Angelo Sicilia, il puparo palermitano padre dei pupi antimafia, e la cantastorie calabrese Francesca Prestìa. I testi delle canzoni sono di Giancarlo Pitaro; Sicilia e Prestia sono affiancati nello spettacolo dalla “Marionettistica Popolare Siciliana di Palermo”.

“Abbiamo pensato che fosse importante far conoscere ai giovani calabresi una storia simbolo della lotta contro la violenza mafiosa raccontata con un linguaggio artistico originale ed emozionante – commentano Wanda Ferro e Antonio Montuoro – nella consapevolezza che per contrastare la criminalità organizzata non basta l’azione repressiva dello Stato, ma serve un impegno culturale che affermi i valori del rispetto, della responsabilità, del rifiuto delle logiche di violenza e sopraffazione. Una rivoluzione delle coscienze che deve partire dai più giovani per togliere alle mafie quel consenso sociale che ne agevola la capacità di condizionare la vita sociale ed economica dei territori”.

“Abbiamo pensato che fosse importante far conoscere ai giovani calabresi una storia simbolo della lotta contro la violenza mafiosa raccontata con un linguaggio artistico originale ed emozionante – commentano Wanda Ferro e Antonio Montuoro – nella consapevolezza che per contrastare la criminalità organizzata non basta l’azione repressiva dello Stato, ma serve un impegno culturale che affermi i valori del rispetto, della responsabilità, del rifiuto delle logiche di violenza e sopraffazione. Una rivoluzione delle coscienze che deve partire dai più giovani per togliere alle mafie quel consenso sociale che ne agevola la capacità di condizionare la vita sociale ed economica dei territori”.

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