Femminicidio a Pordenone, avvocatessa rinuncia a difesa

L’avvocatessa Rossana Rovere, studio a Pordenone e già presidente dell’Ordine degli avvocati della provincia di Pordenone, ha rinunciato alla difesa di Giuseppe Forciniti 33 anni, il presunto omicida della compagna Aurelia Laurenti di 32 anni, fatto avvenuto nella notte a Roveredo in Piano (Pn). L’uomo aveva scelto come proprio difensore l’avvocato Rovere, legale da tempo impegnata nella difesa dei diritti delle donne. Questa mattina quando è stata chiamata dalla Questura in quanto indicata da Forciniti come suo difensore, ha declinato la difesa. L’avvocatessa Rovere ha precisato di non poter accettare l’incarico dopo una vita e una carriera spese a promuovere la tutela dei diritti delle donne.

“Io proprio non posso essere l’avvocato che assiste Giuseppe Forciniti, io sono tutta dall’altra parte. Ora è stato nominato come difensore l’avvocato Ernesto De Toni del Foro di Padova”. Così l’avvocatessa Rossana Rovere, già presidente dell’Ordine degli avvocati di Pordenone, spiega all’Agi la sua rinuncia alla difesa del presunto assassino della compagna, questa notte a Roveredo in Piano (Pn). L’uomo aveva scelto lei come proprio difensore, ma il patrocinio è stato rifiutato “in quanto da sempre impegnata nella difesa dei diritti delle donne”.

“Io proprio non posso essere l’avvocato che assiste Giuseppe Forciniti, io sono tutta dall’altra parte. Ora è stato nominato come difensore l’avvocato Ernesto De Toni del Foro di Padova”. Così l’avvocatessa Rossana Rovere, già presidente dell’Ordine degli avvocati di Pordenone, spiega all’Agi la sua rinuncia alla difesa del presunto assassino della compagna, questa notte a Roveredo in Piano (Pn). L’uomo aveva scelto lei come proprio difensore, ma il patrocinio è stato rifiutato “in quanto da sempre impegnata nella difesa dei diritti delle donne”.

“Ho rinunciato – dice all’Agi – perché proprio non me la sento, io sono proprio tutta dall’altra parte” ribadisce. “Tra l’altro – aggiunge – proprio ieri ho ottenuto una vittoria importante in Cassazione per un riconoscimento della responsabilità dello Stato italiano nei confronti di donne vittime di violenza e quindi ho rinunciato, ho rinunciato perché incompatibile”. Il legale aggiunge anche di conoscere bene il presunto omicida: “Lo conosco come infermiere perchè aveva curato mia madre”.

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