Femminicidio a Pordenone, convalidato l’arresto del cosentino Forciniti

“Abbiamo chiesto la convalida dell’arresto per omicidio pluriaggravato nei confronti del soggetto che ha parzialmente ammesso le proprie responsabilità”. Lo ha detto il Procuratore di Pordenone Raffaele Tito, riferendosi all’indagine per la morte di Aurelia Laurenti che vede il compagno Giuseppe Forciniti dalla notte scorsa in carcere a Pordenone. In queste ore gli investigatori della Squadra Mobile hanno sentendo i congiunti e i vicini di casa e stanno attendendo gli esiti dell’indagine esterna sul corpo della donna ad opera del medico legale. L’autopsia verrà effettuata nei prossimi giorni.

Omicida: “Aggredito in camera da letto”

Omicida: “Aggredito in camera da letto”

Dice la sua versione agli inquirenti Giuseppe Forciniti, 33 anni, l’uomo originario di Cosenza che nella notte ha ucciso la compagna Aurelia Laurenti, 32, in una villetta di Roveredo in Piano, dove i due abitavano con i loro due figli. Tra pause e lacrime ha detto la sua sulla lite esplosa con Aurelia, una situazione che negli ultimi tempi era piuttosto frequente tanto che la donna avrebbe confessato a una vicina di casa di “stare con lui solamente per i suoi due figli”. Forciniti per giustificare la sua feroce violenza culminata con otto fendenti al collo della donna, ha detto di essere stato aggredito al culmine di una violenta discussione e poi di avere avuto la micidiale reazione. “Sono state aggredito fisicamente in camera da letto”, ha detto agli inquirenti. Poi si sarebbe armato del coltello con il quale ha posto fine alla vita della sua compagna. Questa la sua personale versione. Il coltello è stato poi trovato all’interno di un cassonetto della spazzatura. Ora spetta agli inquirenti ricostruire con esattezza quanto avvenuto in quei istanti. A difenderlo l’avvocato Ernesto De Toni del foro di Padova. I suoi genitori intanto si sono messi in viaggio dalla Calabria per raggiungere in Friuli il figlio omicida, infermiere ospedaliero, che dicono essere stato un bravo lavoratore.

Arma  del delitto in un cassonetto

Giuseppe Forciniti, l’uomo di 33 anni che la notte scorsa ha ucciso la compagna Aurelia Laureti di 32, avrebbe gettato in un cassonetto dei rifiuti il coltello usato per uccidere la compagna Aurelia Laurenti. Nella zona intanto è in corso un sopralluogo da parte degli Esperti Ricerca Tracce dell’Unità Analisi Crimine Violento del Gabinetto Interprovinciale della Polizia Scientifica di Padova. L’interrogatorio è ancora in corso: è iniziato soltanto in mattinata per la necessità di procedere alla sostituzione dell’avvocato difensore, dopo che quello di fiducia, Rosanna Rovere, ha rinunciato all’incarico in quanto da sempre impegnata nella tutela dei diritti delle donne. Il suo avvocato difensore è ora Ernesto De Toni del Foro di Padova. Forciniti è un dipendente dell’Azienda sanitaria Friuli Occidentale: dopo un periodo come infermiere aveva preso servizio nel reparto di Ortopedia del Santa Maria degli Angeli di Pordenone.

Il questore di Pordenone: piaga sociale da sconfiggere

“Provo profondo dolore, tanta tristezza e amarezza per quanto è accaduto. Il mio pensiero va alla giovane madre vittima e ai suoi due figli. Penso anche ai familiari e alla comunità di Roveredo”. Così il Questore di Pordenone, Marco Odorisio, commentando la tragedia avvenuta la notte scorsa. Ancora più terribile – dice – è il fatto che “questa tragedia sia avvenuta proprio all’indomani della Giornata contro la violenza sulle donne, nel corso della quale, peraltro, si sono verificati altri due femminicidi”. Per il Questore di Pordenone il fenomeno “è una piaga sociale: c’è il massimo impegno da parte di tutti ma ancora non è sufficiente. L’impegno deve essere maggiore perché si possa sconfiggere” questa piaga.

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