Fra liti e diserzioni il Consiglio regionale ha deciso i presidenti di commissione

consiglio regionale Calabria

di Mario Meliadò

In un Palazzo Campanella incongruamente ancòra blindato causa Covid al pubblico, ma pure agli addetti ai lavori come i giornalisti politici, il primo dato che emerge è il ritardo-shock: i previsti lavori del Consiglio regionale sull’istituzione delle Commissioni consiliari (e non solo) prendono le mosse per le 20,30 e cioè addirittura otto ore e mezza dopo l’orario previsto (mezzogiorno).

In un Palazzo Campanella incongruamente ancòra blindato causa Covid al pubblico, ma pure agli addetti ai lavori come i giornalisti politici, il primo dato che emerge è il ritardo-shock: i previsti lavori del Consiglio regionale sull’istituzione delle Commissioni consiliari (e non solo) prendono le mosse per le 20,30 e cioè addirittura otto ore e mezza dopo l’orario previsto (mezzogiorno).

Il secondo, che viene a ruota, riguarda le mille riunioni-fiume e riunioncine che hanno costellato il venerdì pomeriggio della maggioranza, ma in parte pure dell’opposizione. E se il centrodestra alla fine in qualche modo trova la “quadra”, l’opposizione sdegnosamente rifiuta la Commissione di garanzia offerta in omaggio al consueto politically correct e diserta polemicamente l’Aula.

Naturalmente, non è una protesta come tutte le altre: la maggioranza infatti dopo tutto questo tempo di stop (anche a causa del lockdown) non può che determinarsi sui presidenti di Commissione, e per le modalità d’elezione previste dal Regolamento consiliare (presidente e vicepresidente di ciascuna Commissione consiliare si eleggono insieme, a scrutinio segreto, con votazione unica: presidente è il più votato, vice il secondo più votato; in votazione immediatamente successiva, invece, si elegge il relativo segretario dell’organismo), questo implica che tutti i presidenti di Commissione, ma pure tutti i vice, dovrebbero essere espressione del centrodestra… Come vedremo, non è andata affatto così.

LE ALTRE MOZIONI

Intanto, è il momento di chiedere l’inserimento all’ordine del giorno (approvato in tutti i casi) di una ridda di mozioni: Filippo Pietropaolo sugli asili nido, Tilde Minasi per gli aiuti ai pescatori del Crotonese e a sostegno dei lavoratori part-time Ata ex-Lsu, lo stesso Tallini perorando l’indicazione di Tropea quale Capitale italiana della cultura d’Italia.

Prende poi la parola Baldo Esposito: e finalmente qualcuno nel Palazzo chiede espressamente scusa ai calabresi, in questo caso per aver aspettato otto ore e mezza… «Ma non è un ritardo “record” – mette le mani avanti Esposito –, spesso la politica se lo prende… Probabilmente siamo “andati oltre”, dopo una giornata fitta d’incontri. E com’è normale, nel criterio di ripartizione è prevalso il consueto criterio, che le Commissioni permanenti vadano alla maggioranza. Abbiamo poi offerto una Commissione speciale all’opposizione: pure lì ci sono stati momenti d’incontro e alla fine la minoranza ha ritenuto di non accettare – argomenta seraficamente Baldo Esposito –, e nel non accettare la guida della Commissione speciale la minoranza ha ritenuto di disertare la seduta consiliare». Finito, bella lì.

DISSENSO DELLA MINORANZA

…Non proprio, considerando la nota nel frattempo diramata agli operatori dell’informazione dalla minoranza nel suo complesso: «È una vergogna – si legge nel comunicato, fatto partire giusto un paio di minuti prima dell’inizio della sessione di lavori d’Aula – che, convocato il Consiglio regionale, la maggioranza sia ancòra segregata in una stanza le cui pareti grondano sangue per i litigi che si stanno consumando. Non sono stati sufficienti i tanti scivoloni e le tante pessime figure che si sono già consumate nel corso di questi primi 5 mesi che avrebbero, invece, richiesto un radicale cambiamento senza il quale è difficile poter andare avanti in queste condizioni e realizzare un’efficace azione legislativa e d’indirizzo da parte del Consiglio e di governo  da parte della Giunta».

Secondo i gruppi consiliari di minoranza, «la Calabria è in profonda sofferenza per via delle conseguenze economiche e sociali prodotte dal coronavirus e avrebbe bisogno di una particolare cura da parte delle forze politiche che esercitano le funzioni di governo della nostra regione. Pertanto – osservano gli oppositori –, non si può continuare a perdere tempo solo sugli assetti organizzativi che avrebbero dovuto essere definiti e già all’opera da oltre 4 mesi. Tutto questo, non è concepibile! Non è comprensibile! Non è giustificabile!

Soprattutto è inaccettabile che questo infarto del funzionamento dell’Istituzione si realizzi proprio sulla scelta riguardante la guida della commissione anti ‘ndrangheta che, in una regione come la Calabria sfigurata dalla presenza di questo fenomeno degenerativo, avrebbe dovuto essere una priorità e un’occasione per impegnare le risorse umane migliori e dare così un segnale che è atteso dalla Calabria  e dai calabresi».

A questo punto, il presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini dà conto di alcune proposte di legge presentate alla Presidenza, per esempio un riconoscimento di debiti fuori bilancio da parte del leghista Mancuso, e di varie interrogazioni formalizzate tra le quali quella del vicepresidente di minoranza dell’Assemblea Nicola Irto sulla diga del Metramo, quella del collega piddino Francesco Pitaro sugli impianti sciistici di Lorica e quella presentata unitariamente dall’intero gruppo consiliare di Io resto in Calabria intorno alla società “Stretto di Messina”.

Alle 20,46 s’insedia – finalmente – il seggio elettorale. Pierluigi Caputo e Vito Pitaro (fresco di formalizzazione quale capogruppo di Santelli Presidente) sono gli scrutatori.

I COMMISSIONE

Si parte con la Prima Commissione “Affari istituzionali”. A votare sono in 20 (11 assenti: gli oppositori). Il leghista Pietro Raso è presidente accaparrandosi tutti i voti meno uno, che viene “opportunamente” lasciato al piddino Mimmo Bevacqua, eletto vicepresidente dell’organismo regionale “in contumacia”. In un istante, tutti “mangiano la foglia”: accadrà probabilmente la stessa cosa per tutte le Commissioni, in modo da riparare formalmente quello che appare però un vulnus sostanziale… Vedremo. Il segretario, con 19 consensi (il ventesimo “pro forma” va a Peppe Neri di Fdi), è Giacomo Pietro Crinò (Cdl).

II COMMISSIONE

Peppe Neri di Fratelli d’Italia si accaparra 19 voti e diventa presidente della Seconda Commissione “Bilancio”, con un suffragio il suo vice è Flora Sculco (Democratici progressisti).

Quanto al segretario, è l’udiccino Nicola Paris.

III COMMISSIONE

Terza Commissione “Sanità”: coi “soliti” 19 suffragi eletto presidente Baldo Esposito (Cdl), il vice è – con un voto –  il dèm Libero Notarangelo. Segretario viene indicato Raffaele Sainato, che i rumors di queste ore davano in pole position per la guida della Commissione consiliare contro la ‘ndrangheta.

IV COMMISSIONE

Presidente della Quarta commissione “Ambiente”, con modalià del tutto analoghe, diventa Pierluigi Caputo; vicepresidente Carletto Guccione del Partito democratico. Il segretario è Pietro Raso della Lega.

V COMMISSIONE

Piccola deroga per la “cabina di regia” della Quinta Commissione “Riforme”: i voti che “incoronano” il consigliere meloniano Raffaele Sainato stavolta sono 18, e dei due consensi che restano ce n’è uno a testa per Francesco Pitaro e per Antonio De Caprio… Vicepresidente è dunque Francesco Pitaro (perché «più anziano d’età» di De Caprio, come recita l’articolo 6 secondo comma del Regolamento consiliare). La seggiola da segretario, invece, tocca a Giovanni Arruzzolo.

VI COMMISSIONE

È quindi il momento della controversa Sesta Commissione “Agricoltura”, quella appositamente istituita “per” il leghista Pietro Molinaro, per una vita ai vertici calabresi di Coldiretti, a quanto si vocifera grazie a un accordo nazionale con chi ha il timone dell’associazione rappresentativa dei coltivatori; quella che ha fatto gridare allo scandalo per l’ennesimo presunto spreco di denaro pubblico, visto che invece di razionalizzare si aumenta il numero degli organismi (e dunque il complessivo costo). Non si sgarra: 19 suffragi, il nome del presidente è Molinaro. Il vice è di nuovo un consigliere piddino, Luigi Tassone. Segretario viene designato Mimmo Giannetta, il politico di Forza Italia che ha preferito la Calabria a un più comodo scranno a Montecitorio.

LE COMMISSIONI SPECIALI

Sono le 21,40 e finalmente ecco il nodo, la Commissione contro la ‘ndrangheta. Sì, perché l’idea del centrodestra di farla guidare a Raffaele Sainato è miseramente naufragata tra urla e – dicono gli spifferi di Palazzo Campanella – qualche spintone, quando s’è fatto notare che dai fascicoli della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria guidata da Giovanni Bombardieri emerge come l’ex vicesindaco di Locri avrebbe avuto la “scomoda” sponsorizzazione del potente clan Cataldo prima e di Renato Floccari (di recente condannato a 20 anni di reclusione in primo grado per il processo “Mandamento Jonico”) alle Amministrative locresi più recenti.

Dopo discussioni roventi la maggioranza in seno al Consiglio regionale calabrese, già attenzionatissimo dalla stampa nazionale per la vicenda dei vitalizi-non-vitalizi (prima varati e poi aboliti), ha preferito optare per un altro nome, quello del coordinatore provinciale azzurro di Cosenza Antonio De Caprio: 19 i voti (si allinea dunque lo stesso Sainato). Vice, il piddino Giuseppe Aieta. La postazione da segretario tocca alla Minasi (in una scheda correttamente annullata, per la verità, indicata in modo informale come “Tilduccia”).

E la Commissione consiliare di Vigilanza? Era proprio questa la Presidenza che doveva toccare alla minoranza, come quasi sempre nelle consiliature precedenti. “S’immola” quale presidente proprio Giannetta, dunque anche la Vigilanza va a un consigliere di maggioranza; il solito voticino assegna la piazza d’onore a Pippo Callipo. Al netto di una scheda nulla, l’indicazione per il segretario premia Pierluigi Caputo.

IL RINVIO

Terminate così le “temibili” votazioni per le Commissioni. Quando sono le 22 passate, restano ancòra da vagliare numerosi punti all’ordine del giorno, incluse due mozioni politicamente delicatissime (Fondo di liquidità per assorbire il debito delle Aziende sanitarie e ospedaliere e, addirittura, Ponte sullo Stretto), che salvo sorprese dovrebbero senz’altro alimentare il dibattito d’Aula.

A questo punto è il presidente Tallini a prendere l’iniziativa, chiamando a sé tutti i capigruppo e disponendo un breve break dei lavori. Al ritorno in aula i gruppi hanno comuncato che di comune accordo avevano deciso di rinviare alla prossima riunione tutti gli altri punti rimasti stasera inevasi.

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