Fratelli vibonesi uccisi in Sardegna, condannati a 20 anni i presunti assassini

I due imputati condannati anche al risarcimento delle parti civili. Un terzo dovrà scontare due anni di reclusione per favoreggiamento
Omicidio fratelli Mirabello

di Mimmo Famularo – Venti anni di reclusione. E’ la sentenza emessa dal gup del Tribunale di Cagliari, Giorgio Altieri, nei confronti di Joselito e Michael Marras, padre e figlio di 53 e 28 anni, sotto processo con rito abbreviato per la morte di due allevatori calabresi, i fratelli Massimiliano e Davide Mirabello, di 35 e 40 anni, originari del Vibonese, uccisi il 9 febbraio dello scorso anno nelle campagna di Dolianova. È stato inoltre condannato alla pena di due anni di reclusione Stefano Mura per il reato di favoreggiamento. Accolte le richieste del pm Gaetano Porcu che, al termine della sua requisitoria aveva chiesto la condanna a 20 anni di reclusione per i due principali imputati.

Maxi risarcimento alle parti civili

Maxi risarcimento alle parti civili

I Marras sono stati riconosciuti colpevoli del duplice omicidio e oltre alle pena di venti anni, il giudice ha inflitto la sanzione della libertà vigilata per cinque anni condannandoli inoltre al risarcimento dei danni in favore delle costituite parti civili.  All’esito dei giudizio abbreviato, il gup di Cagliari ha assegnato alle parti civili una provvisionale di 250.000 euro ciascuno per la moglie di Massimiliano Mirabello e i figli (rappresentati tutti dall’avvocato Salvatore Sorbilli) ed 200.000 euro per le sorelle Eleonora Mirabello (avvocato Alessandrini), Caterina Mirabello (avvocato Piscitelli) e Adelaide Mirabello (avvocato Sorbilli), nonché altra provvisionale in favore dei nipoti dei fratelli uccisi e l’associazione Penelope (avvocato Spada).

I “dissidi” tra i Marras e i Mirabello

I due fratelli di San Gregorio d’Ippona, ma trapiantati a Dolianova, nel Cagliaritano, erano spariti il 9 febbraio dell’anno scorso. Quel giorno, come ricostruito dai carabinieri, i Mirabello uscirono insieme in tutta fretta, uno di loro senza neanche portarsi appresso il cellulare. La loro auto fu ritrovata bruciata, e vicino alla loro abitazione fu trovato del sangue. Già nei giorni successivi alla scomparsa, denunciata dai familiari, gli inquirenti ipotizzarono il duplice omicidio. Secondo la ricostruzione degli investigatori, supportata dalle testimonianze di parenti e amici, tra i Mirabello e i Marras (che erano vicini di terreno), c’erano da tempo dei contrasti. Dissidi deteriorati quando i fratelli originari della Calabria trovarono un cane impiccato davanti a casa. Poi ci fu l’incendio di un motocarro e di un capanno di loro proprietà. Secondo i Mirabello, i responsabili erano i Marras, quindi andarono da Michael, il più giovane, e lo picchiarono. Il 9 febbraio 2020, dopo un pranzo con amici, Davide incontrò i Marras e ci fu un alterco, con quella che raccontò essere l’ultima provocazione: uno sputo in terra davanti a lui. Dopo essere rientrato a casa, chiamò il fratello e, dopo essersi allontanati insieme in auto, i due sparirono.

Il duplice omicidio

Il 20 marzo successivo, Joselito e Michael Marras furono fermati come indiziati di delitto e poi condotti in carcere: nella Fiat Panda che padre e figlio usavano fu trovata una traccia di sangue di Davide Mirabello. I cadaveri delle due vittime furono poi scoperti solo il 3 aprile nella macchia mediterranea alla mercè dei cinghiali. Dall’autopsia emerse che Davide era stato ucciso con una fucilata al volto, mentre a Massimiliano era stato fratturato il cranio.

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