Freddato mentre stava tornando a casa nel Catanzarese, tre condanne in appello

Pena rideterminata per i due presunti assassini: 30 anni di reclusione in luogo dell'ergastolo sentenziato in primo grado
omicidio pantano

di Gabriella Passariello- Due pene ridotte e una condanna confermata. La Corte di assise appello di Catanzaro ha ridimensionato il verdetto pronunciato in primo grado, il 5 ottobre 2020 dal gup Giulio De Gregorio, nei confronti dei tre imputati accusati dell’omicidio aggravato dalle modalità mafiose di Filippo Pantano, freddato a colpi di arma da fuoco il 20 luglio del 2005 a Martirano Lombardo, nel Catanzarese. I giudici hanno rideterminato la pena per i fratelli Gino Strangis, (codifeso dai legali Salvatore Staiano e Giuseppe Spinelli) che avrebbe avuto il ruolo di ideatore, organizzatore ed esecutore del fatto di sangue e Pino Strangis, nelle vesti di partecipe, condannati entrambi a 30 anni di reclusione in luogo del carcere a vita sentenziato in primo grado, mentre hanno lasciato invariata la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Vincenzo Arcieri, (codifesi questi ultimi dagli avvocati Enzo Galeota e Aldo Ferraro), definito dall’accusa coautore della decisione omicidiaria, insieme ai vertici della cosca Giampà. Il sostituto procuratore generale Salvatore Di maio, al termine della requisitoria, aveva invocato la conferma della sentenza di primo grado. Si dovrà attendere novanta giorni per conoscere le motivazioni della sentenza.

Il movente del delitto

Il movente del delitto

I fratelli Strangis, sottoposti alle famiglie Arcieri-Cappello “chilli da montagna”, nell’ambito della cosca di ‘ndrangheta Giampà, delegati al controllo della zona montana di Lamezia, per riappropriarsi della gestione delle estorsioni sulle imprese e ditte operanti nell’area sulla quale Filippo Pantano a sua volta legato ai Iannazzo- Cannizzaro-Daponte stava cercando di imporre la propria egemonia, avrebbero deciso di farlo fuori di intesa con i vertici delle famiglie Cappello-Arcieri.

Pantano freddato con due armi da fuoco

La vittima di un agguato pianificato con tipiche modalità mafiose, fu ucciso nella tarda serata del 20 luglio 2005 mentre stava rientrando a casa alla guida della sua auto, una Land Rover, dopo essere stato a cena con gli amici. Fu ferito con colpi provenienti da due tipi di armi, un fucile da caccia calibro 12 e una pistola calibro 9×21, colpito alle spalle e al torace. Ma solo uno sarebbe stato il proiettile mortale, quello che gli ha perforato il cranio provocandogli una paralisi cerebrale.

Trovato agonizzante in auto

I sanitari del 118, giunti sul posto lo trovarono in fin di vita, agonizzante all’interno della sua macchina, riuscirono ad estrarlo dalle lamiere con estrema fatica apprestandogli le prime cure. Da qui la corsa all’ospedale più vicino per salvargli la vita, ma non c’è stato nulla da fare, il cuore di Pantano aveva smesso di battere mentre si trovava in ambulanza. Nonostante le dichiarazioni del fratello della vittima immediate al fatto di sangue avessero da subito consentito alla Squadra mobile e agli inquirenti di indirizzare i sospetti sugli imputati, le prove sui mandanti e sugli esecutori sono arrivate molti anni dopo l’omicidio, grazie alla propalazione di diversi collaboratori di giustizia.

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