di Gabriella Passariello- Diventano definitive le condanne all’ergastolo per Fiorito Procopio e Michele Lentini, ritenuti i mandanti dell’omicidio di Ferdinando Rombolà, ucciso nel pomeriggio di domenica del 22 agosto del 2010 nella spiaggia di Soverato sotto gli occhi della moglie, del figlio, all’epoca dei fatti di un anno e mezzo, e di tanti turisti. Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha confermato quanto sentenziato il 23 giugno dell’anno scorso dalla Corte di assise appello di Catanzaro, presieduta da Gabriella Reillo, a latere Francesca Garofalo.
Nuovo processo d’appello per il presunto killer
Nuovo processo d’appello per il presunto killer
La Suprema corte ha annullato con rinvio per la rideterminazione della pena la posizione del presunto killer Antonio Pantaleone Gullà, condannato in secondo grado a 30 anni di reclusione, troppo pochi per la Procura generale che si è appellata alla Corte di cassazione per ottenere la conferma al carcere a vita inflittogli il 4 dicembre 2018 dal giudice di prime cure. Per Gullà ci sarà, quindi un nuovo processo di appello, dove per le parti civili sono rappresentate dall’avvocato Vittorio Platì. Ha retto anche in Cassazione, quindi l’inchiesta della Dda di Catanzaro, che è riuscita ad individuare mandanti, esecutore e movente del delitto. Un movente che si inserisce in una faida che all’epoca insaguinò il Soveratese.
La lunga scia di sangue nel Soveratese
E non era la prima volta che i killer avevano cercato di ammazzare Rombolà, buttafuori nei locali di professione, in quella stessa spiaggia nei pressi di un noto lido del Soveratese e solo per un caso fortuito non c’erano riusciti. Un omicidio programmato, pianificato per vendetta e che ha consentito alla Dda di Catanzaro di ricostruire una catena di sangue che parte dal 2008, quando il clan del Soveratese Sia-Procopio-Tripodi venne dimezzato grazie anche all’operazione antimafia “Show down” e che nel giro di un anno portò a quindici omicidi tentati e consumati, iniziati con la morte di Carmine Novella a Milano, poi via via quelli di Damiano Vallelunga, Pietro Chiefari, il tentato omicidio e l’omicidio di Vittorio Sia, il tentato omicidio di Giuseppe Procopio, l’assassino di Salvatore Vallelunga, il duplice omicidio Grattà e gli omicidi di Giuseppe Todaro, Domenico Chiefari e dello stesso Rombolà.