Futuro incerto per gli interinali, protesta a Catanzaro. I sindacati: “Scelte insensate” (VIDEO)

Sit-in davanti dinnanzi all'Ufficio territoriale di Governo. Chiesto al prefetto Ricci di farsi da portavoce delle istanze dei lavoratori rimasti senza contratto

di Danilo Colacino – Hanno svolto il loro ruolo con la massima efficienza, sbrigando il lavoro ordinario, ma soprattutto si sono occupati della regolarizzazione, o comunque della esatta qualificazione, della permanenza dei migranti nel nostro Paese. La maggior parte dei quali giunti purtroppo in Italia a bordo delle ormai tristemente famose carrette del mare. Il riferimento è a decine di dipendenti in somministrazione, vale a dire non pubblici ma assegnati anche alla pubblica amministrazione da agenzie autorizzate, che erano stati mandati nelle Prefetture italiane per occuparsi in particolare di quanto appena detto. Ma non solo. E loro lo hanno fatto in modo diligente ed efficace per oltre due anni, salvo ricevere il benservito lo scorso 31 dicembre. Quando, in pratica, gli è ‘stato imposto’ di tornare a far domanda di disoccupazione.

È il motivo per cui stamani hanno protestato davanti all’ufficio territoriale del Governo (Utg) di Catanzaro, su Corso Mazzini, chiedendo al neoprefetto del capoluogo Enrico Ricci di farsi portavoce delle loro istanze con il ministro competente, quello dell’Interno, Matteo Piantedosi.

È il motivo per cui stamani hanno protestato davanti all’ufficio territoriale del Governo (Utg) di Catanzaro, su Corso Mazzini, chiedendo al neoprefetto del capoluogo Enrico Ricci di farsi portavoce delle loro istanze con il ministro competente, quello dell’Interno, Matteo Piantedosi.

Verso la mobilitazione generale a Roma

Un passaggio intermedio, per così definirlo, in attesa della mobilitazione generale in programma a Roma il prossimo 31 gennaio. Comunque sia oggi, accanto a loro, c’erano i segretari di Uil Temp, Nidil Cgil e Felsa Cisl Calabria. Si tratta rispettivamente di Oreste Valente, Ivan Ferraro ed Enzo Musolino. I quali hanno affermato, quasi all’unisono, che “sembra insensato mandare a casa tali lavoratori con l’attuale grave carenza di personale nella Pa. Una condizione che dovrebbe spingere a valorizzare chi, per circa 24 mesi, si è impegnato, dedicandosi a materie delicate quali la ‘regolarizzazione’ dei soggetti arrivati tramite i flussi migratori”.

“Personale – hanno concluso – che andrebbe al contrario (ri)utilizzato, anche perché ormai formato. Bisognerebbe dunque assorbire questi ‘impiegati’, sempre tramite concorso come stabilisce la legge, ma magari con una corsia privilegiata. E non invece farli partecipare al bando che sarà emesso dagli stessi Utg in tutto il Paese senza differenze di sorta. Una decisione, lo si ribadisce, che sembra incomprensibile”.

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