“Se avessi voluto uccidere, dalla mia pistola sarebbero “volati” almeno 15 colpi. Invece ne ho sparati solo due per difendermi, per allontanare i manifestanti e perché ho avuto paura”. A 20 anni dai tragici fatti del G8 di Genova, il catanzarese Mario Placanica, nell’intervista rilasciata alla giornalista di SkyTg24 Ketty Riga, ricorda la guerriglia urbana che il pomeriggio del 21 luglio 2001 culminò poi nella morte di Carlo Giuliani.
“Se avessi voluto uccidere, dalla mia pistola sarebbero “volati” almeno 15 colpi. Invece ne ho sparati solo due per difendermi, per allontanare i manifestanti e perché ho avuto paura”. A 20 anni dai tragici fatti del G8 di Genova, il catanzarese Mario Placanica, nell’intervista rilasciata alla giornalista di SkyTg24 Ketty Riga, ricorda la guerriglia urbana che il pomeriggio del 21 luglio 2001 culminò poi nella morte di Carlo Giuliani.
Oggi Placanica è un uomo di 40 anni, segnato profondamente da quel terribile evento: esonerato dall’Arma dei Carabinieri, nel processo che lo vedeva indagato per omicidio è stato prosciolto per legittima difesa e uso legittimo delle armi. “Il mio più grande rammarico – aggiunge – è non aver saputo subito cosa fosse successo. Altrimenti mi sarei messo il casco, sarei sceso dal Defender e avrei prestato soccorso a Carlo Giuliani: io ero lì non solo con la pistola, ma anche come volontario della Croce Rossa e avrei potuto fare qualcosa”. Poi rivolgendosi ai genitori del ragazzo morto dice: “Starò sempre dalla loro parte, comprendo il loro dolore, ma io non sono un assassino”.
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