Gettonopoli a Catanzaro, difesa chiede archiviazione piena per un consigliere comunale

La posizione di Rosario Lostumbo, stralciata lo scorso 6 ottobre per difetto di notifica, è stata discussa nell'udienza di oggi. Il gip si è riservato la decisione
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Archiviazione piena per “insussistenza dei fatti” e non “per tenuità del fatto”. Segue la stessa linea difensiva degli altri consiglieri comunali di Catanzaro indagati nell’ambito dell’inchiesta “Gettonopoli”, Rosario Lostumbo (assistito dall’avvocato Enzo Ioppoli, oggi in aula per delega presente l’avvocato Angela La Gamma) la cui posizione era stata stralciata lo scorso sei ottobre per un difetto di notifica relativo al mancato ricevimento della fissazione dell’udienza camerale. Nel corso della discussione, la difesa ha ribadito la richiesta di archiviazione perché “il fatto non sussiste”. Come per il resto degli indagati, anche per Lostumbo il gip del Tribunale di Catanzaro Isabella Valenzi si è riservata la decisione.

L’inchiesta, che ha fatto tremare Palazzo de Nobili, vede coinvolti diversi consiglieri comunali di Catanzaro (ex ed attuali) e ruota sulle presunte presenze “fantasma” e sui verbali farlocchi attestanti riunioni delle commissioni consiliari, “senza che gli amministratori vi abbiano preso parte o partecipandovi solo a intermittenza rendendo di fatto impossibile lo svolgimento delle riunioni”. Per i legali che difendono Lostumbo nel suo caso mancherebbero “gli elementi costitutivi del delitto di truffa mediante l’utilizzo di atto falso” e non ci sarebbero “artefizi e raggiri”. Al consigliere comunale il gettone di presenza spettava – secondo quanto sostenuto dalla difesa – così come stabilito dal Tuel e dal regolamento che disciplina le riunioni delle commissioni consiliari.

L’inchiesta, che ha fatto tremare Palazzo de Nobili, vede coinvolti diversi consiglieri comunali di Catanzaro (ex ed attuali) e ruota sulle presunte presenze “fantasma” e sui verbali farlocchi attestanti riunioni delle commissioni consiliari, “senza che gli amministratori vi abbiano preso parte o partecipandovi solo a intermittenza rendendo di fatto impossibile lo svolgimento delle riunioni”. Per i legali che difendono Lostumbo nel suo caso mancherebbero “gli elementi costitutivi del delitto di truffa mediante l’utilizzo di atto falso” e non ci sarebbero “artefizi e raggiri”. Al consigliere comunale il gettone di presenza spettava – secondo quanto sostenuto dalla difesa – così come stabilito dal Tuel e dal regolamento che disciplina le riunioni delle commissioni consiliari.

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