Un altro rinvio, il terzo della serie. Slitta ancora l’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta denominata in codice “Gettonopoli” sulla presunta percezione indebita dei gettoni di presenza nelle commissioni consiliari del Comune capoluogo di regione e sulle presunte assunzioni fittizie di alcuni consiglieri comunali. Tutto rinviato a dopo il ballottaggio quando Catanzaro avrà un neo sindaco e anche un nuovo consiglio, anche se non del tutto rinnovato. Si ritornerà in aula davanti al gup Gabriella Pede il prossimo 11 luglio. Il motivo? Uno degli avvocati del collegio difensivo ha presentato certificato di malattia: ha il Covid. Quanto basta per registrare un nuovo slittamento che toglierà dall’imbarazzo gli imputati che hanno scelto di ricandidarsi e che la prossima settimana saranno nuovamente proclamati consiglieri comunali. Tra di loro c’è pure chi si è fatto assumere – secondo l’accusa – da qualche ditta compiacente al solo scopo di conseguire i rimborsi a copertura delle assenze per ragioni di natura istituzionale.
Il Comune chiama in causa le ditte
Il Comune chiama in causa le ditte
A tal proposito il prossimo 11 luglio si discuterà sulla richiesta di parte civile presentata dal Comune di Catanzaro che chiede adesso di chiamare in causa con responsabilità civile le imprese che avrebbero assunto i finti dipendenti. Su questo punto c’è l’opposizione unanime dell’intero collegio difensivo che esprimerà le proprie valutazione nel corso della prossima udienza. Nel merito della vicenda si rischia dunque di entrare dopo la pausa estiva. Questa mattina il giudice avrebbe dovuto procedere con gli interrogatori di cinque dei trenta imputati così come richiesto dagli avvocati Eugenio Felice Perrone, Michele De Cellis e Vittorio Ranieri. Nulla di fatto per l’ennesimo imprevisto destinato ad allungare ulteriormente i tempi di un’udienza preliminare che si trascina, tra uno slittamento e un altro, dallo scorso inverno.
Tutte le accuse
L’udienza preliminare riguarda 18 imputati consiglieri comunali (ex e uscenti) accusati di truffa aggravata e falsità ideologica (LEGGI QUI) e altri 12 tra politici e imprenditori che rispondono – a vario titolo – di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, uso di atto falso, falsità materiale e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico (LEGGI QUI). Tra di loro anche il presidente del Consiglio regionale della Calabria Filippo Mancuso, coinvolto in qualità di consigliere comunale di Catanzaro. (mi.fa.)
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