‘Gettonopoli’, ‘I Quartieri’: “Toccato il punto più basso della storia di Catanzaro”

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“Abbiamo veramente toccato il punto più basso della storia, civica e democratica, della città di Catanzaro”. Inizia così la nota di Alfredo Serrao, presidente dell’associazione “I Quartieri” in merito alle vicenda denominata “Gettonopoli”.

“L’abbiamo toccato qualora risultasse a vero che in queste ultime ore, mentre alcuni consiglieri comunali hanno ratificato le loro dimissioni ed altri le hanno annunciate come imminenti, sull’altro versante si sta tentando, con una altra “schifezza” politica di puntellare questa legislatura morente, chiamando a raccolta i primi dei non eletti, tentando una surroga che diventa una chiamata in correo in una responsabilità politica, che nei fatti diventa solamente improponibile.

“L’abbiamo toccato qualora risultasse a vero che in queste ultime ore, mentre alcuni consiglieri comunali hanno ratificato le loro dimissioni ed altri le hanno annunciate come imminenti, sull’altro versante si sta tentando, con una altra “schifezza” politica di puntellare questa legislatura morente, chiamando a raccolta i primi dei non eletti, tentando una surroga che diventa una chiamata in correo in una responsabilità politica, che nei fatti diventa solamente improponibile.

Agli alchimisti del “palazzo”, quelli con il culo di piombo saldato sulle poltrone, sfugge un dato importante: che la città tutta, senza distinguo di colore e di appartenenza è stufa e, sul piano etico della politica, ha dimissionato questo Consiglio comunale che non ha più alcuna credibilità.

Quella credibilità che diventa una barzelletta nel momento in cui il sindaco Abramo, che finora ha taciuto senza prendere una posizione sulla vicenda “gettonopoli”, per come ha taciuto nel lontano 6 agosto 2018 quando lo avevamo portato a conoscenza della possibile – oggi non più tanto possibile – incongruenza etica del lavoro delle commissioni e dei relativi rimborsi, opera per tentare di mettere in piedi una maggioranza, neanche tecnica, che si presenta già strappata agli occhi dei cittadini e dell’intera comunità nazionale, dove il biglietto da visita che ci è stato regalato è soltanto miserevole.

Allora diventa stucchevole e francamente offensivo questo tentativo sul fotofinish di salvare le poltrone o inversamente di opzionare altre poltrone regionali sulla dignità di una città intera. Diventa ancora più stucchevole registrare che l’appello di un padre – sacrosanto e degno di rispetto – Lino Polimeni, possa cadere nel vuoto da parte del figlio, il presidente del Consiglio comunale, Marco Polimeni, che allo stato non ha depositato le sue di dimissioni, come atto di correttezza morale, senza volere essere per forza giustizialisti ma, seguendo gli insegnamenti e le sollecitazioni del padre!

Appare ancora di più inopportuno continuare a nascondersi dietro un dito! Perché se è vero, per come è vero che il presidente del Consiglio comunale non è stato sfiorato dall’inchiesta “gettonopoli”, è altrettanto vero che lo stesso non partecipa ai lavori delle commissioni, ma ci sembra – e questo è un altro dato sapientemente omesso – che lo Statuto comunale prevede fra le funzioni del Presidente del Consiglio comunale: di coordinare le attività delle Commissioni Consiliari (articolo 30, comma 5).

In questo quadro desolante la mutazione da agnello a lupo e da lupo ad agnello, diventa un paradigma, che di fatto nasconde le volpi, ottimamente attrezzate sul piano della scenografia e della migliore commedia napoletana.

Eppure in tutto questo Catanzaro diventa un modello(?), quello che il senatore Salvini, pensa di poter esportare sulle gambe di Sergio Abramo nel palazzo della regione Calabria. Anche questo è un altro insulto, non voluto certamente da Salvini per una sua non conoscenza e per una dimenticanza del suo staff locale di esportazione bergamasca. Ma, è quello che realmente si è palesato, dove la vicenda “gettonopoli” è solo un inciso, forse il meno importante, che cristallizza un sistema di potere, il peggiore, che ha gettato nel fango una città intera, incluso la sua immagine di comunità.

Sono servite le indagini della Procura di Catanzaro che hanno cristallizzato i fatti ed il pubblico ludibrio delle trasmissioni televisive nazionali, per scoprire, da comuni mortali, che il Consiglio comunale di Catanzaro almeno in alcuni consiglieri è intriso di profumo di santità. Quei consiglieri che hanno il dono della bilocazione, quella generalmente riconosciuta ai Santi, tanto da elevare le loro capacità al dogma della Chiesa, quella però blasfema nei comportamenti.

E’ questa un’altra contraddizione che non si spiega, che non ci spiega la recente benedizione che il senatore Salvini ha voluto riconoscere ad Abramo ed al suo modello, dalla mistica inversa ed improponibile.
Questa contraddizione si evidenzia in due atti compiuti da Salvini nella sua visita a Catanzaro. Quella di aver reso solidarietà e vicinanza al Procuratore Nicola Gratteri e poche ore dopo incontrare il sindaco Abramo, quello dell’Amministrazione comunale più indagata d’Italia (29 consiglieri su 32), riconoscendo in tutto questo un potenziale modello da esportare…

Questa resta nei fatti un gaffe clamorosa, quella che lascia pensare che Salvini da una parte sta con il Procuratore Gratteri e con la sua azione di indagine anche sulla “gettonopoli” catanzarese e, nello stesso tempo con gli indagati, sempre da Gratteri, che siedono nel comune di Catanzaro, dove il sindaco Abramo conosce, nicchia e tace…

Noi ben sappiamo di essere stati portatori “sani” in un tentativo di moralizzare il costume politico in città e che questo ci è costato e ci costerà tanto, ma siamo orgogliosi di aver marcato un percorso, che se ascoltato senza essere cassati inopportunamente, avrebbe evitato a tutti noi catanzaresi, il record di fango incassato negli ultimi giorni.

Siamo altresì convinti che non ci siano modelli da esportare, oggi come ieri, perché i modelli non sono mai perfetti, quanto sono costruiti sull’inconsistenza morale, dove la politica soccombe e diventa strumento per l’esercizio di potere fine a se stesso, oppure a quanti fanno parte di un perimetro ristretto, che passa come è passato, sul futuro di una città, quella di Catanzaro la più longeva politicamente e al tempo stesso la più indagata.

Su questo modello e sui titoli di coda che stanno, giustamente, seppellendo nella polvere il modello Abramo, sarebbe utile che i consiglieri comunali candidati alle elezioni regionali di domenica 26, avvisati o indagati che dir si voglia, formalizzino da subito le loro dimissioni, distinguendo i ruoli e le singole responsabilità.

Quella stessa responsabilità che è politica prima e di coerenza dopo, che imporrebbe – come utile consiglio – proprio al senatore Salvini dal prendere le distanze, da questi candidati che nella lista della Lega, si sono riscoperti sovranisti e leghisti del meridione, saltando sulla diligenza con un pesante bagaglio al seguito e con l’imprimatur del sindaco Abramo, ormai a cerca solo di poltrone.

Così parlò Zarathustra: “sono questi spregiatori della vita, moribondi ed essi stessi avvelenati, di quali la terra è stanca: se ne vadano pure!” (F. Nietzsche)”.

Redazione Calabria 7

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