di Danilo Colacino – Una storia infinita, quella di Giovino, per cui non sono bastati a far chiarezza, fiumi di inchiostro, chilometri di pellicola, e convegni a ripetizione. C’è infatti chi non essendo persuaso dalle argomentazioni della maggioranza ha chiesto lumi alla magistratura, riferendo ai Pm una serie di fatti che – solo dopo l’attento vaglio dell’autorità giudiziaria – sapremo se abbiano o meno integrato ipotesi di irregolarità o, peggio, d’illiceità. Fin qui la premessa, doverosa per capire di cosa si parla che è – e resta – materia incandescente, al di là degli sviluppi dell’iniziativa del leader di Fare per Catanzaro.
I termini della querela e la determina messa sotto accusa da Costanzo. Ma cosa asserisce l’autoproclamatosi re dei ribelli della politica catanzarese, per giunta augurandosi lunga vita, nel suo dettagliato esposto? Semplice: che la determina dirigenziale n. 2039 emessa nel luglio 2018 dal settore Edilizia Privata avrebbe modificato in maniera sostanziale la delibera di consiglio comunale sul Piano Casa del 2017, di fatto – sostiene sempre il consigliere comunale denunciante – mutando la perimetrazione dell’area di Giovino in precedenza stabilita dall’atto votato dal civico consesso. Variazione che avrebbe determinato tale conseguenza: terreni originariamente situati all’interno della prima delimitazione ne sono stati esclusi e altri al contrario non inclusi sono stati ricompresi. Ma, ad avviso di Costanzo, non avrebbe potuto e dovuto essere così in quanto i dirigenti firmatari dell’atto, di cui uno peraltro nel frattempo deceduto, avrebbero illegittimamente modificato il pronunciamento di un organo sovrano: l’assemblea cittadina appunto.
I termini della querela e la determina messa sotto accusa da Costanzo. Ma cosa asserisce l’autoproclamatosi re dei ribelli della politica catanzarese, per giunta augurandosi lunga vita, nel suo dettagliato esposto? Semplice: che la determina dirigenziale n. 2039 emessa nel luglio 2018 dal settore Edilizia Privata avrebbe modificato in maniera sostanziale la delibera di consiglio comunale sul Piano Casa del 2017, di fatto – sostiene sempre il consigliere comunale denunciante – mutando la perimetrazione dell’area di Giovino in precedenza stabilita dall’atto votato dal civico consesso. Variazione che avrebbe determinato tale conseguenza: terreni originariamente situati all’interno della prima delimitazione ne sono stati esclusi e altri al contrario non inclusi sono stati ricompresi. Ma, ad avviso di Costanzo, non avrebbe potuto e dovuto essere così in quanto i dirigenti firmatari dell’atto, di cui uno peraltro nel frattempo deceduto, avrebbero illegittimamente modificato il pronunciamento di un organo sovrano: l’assemblea cittadina appunto.
Le invettive costanziane contro il ‘dirigente superstite’ responsabile della determina e il dubbio su un possibile indirizzo politico alla base dell’atto. Il diretto interessato – sentito da noi di calabria7.it sulla vicenda – ha preferito glissare riguardo all’oggetto delle dichiarazioni rese ai magistrati mentre siamo stati noi a scegliere di ‘sorvolare’ sulla ricostruzione della diatriba personale fra il medesimo consigliere e il dipendente comunale di grado apicale chiamato in causa nella querela, alla luce delle denunce incrociate fra gli stessi due soggetti. L’ultimo aspetto a cui facciamo cenno è invece l’interrogativo di Costanzo sulla possibilità che a dare l’indirizzo al dirigente in questione sia stata la parte politica. Domanda a cui non spetta di certo a noi rispondere.