Il giro di droga nel Catanzarese, con tanto di nomi di corrieri e clienti, il costo della cessione di cocaina ed eroina, i luoghi di spaccio, il monopolio dell’eroina, i timori di essere intercettati e le metodologie utilizzate per evitare le spie delle Forze dell’ordine sono stati raccontati agli investigatori da Francesco Gasparro, di Catanzaro, ma residente ad Amaroni, coinvolto nell’inchiesta della Dda di Catanzaro, nome in codice “Brown Eagle-Money“, che ha portato a 14 arresti e ad un totale di 78 indagati tra Catanzaro, Girifalco, Borgia, Amaroni e Isola Capo Rizzuto (LEGGI).
L’eroina nascosta sotto la leva del cambio
L’eroina nascosta sotto la leva del cambio
Gasparro, portato nella caserma di Girifalco, riferisce ai carabinieri di essere stato fermato l’1 giugno 2005 dai carabinieri, mentre stava percorrendo la strada che da Catanzaro Lido porta a Soverato, consegnando spontaneamente 27 dosi di eroina, contenute in un borsello color marrone e nascoste sotto la leva del cambio della sua Smart. Droga, a suo dire, consegnatagli da Giuseppe Foderaro, che gliel’ha lanciata dal finestrino della sua auto. “Conosco Foderaro sin dai tempi delle scuole e nel 2005 ho cominciato ad avere con lui rapporti di dipendenza per lo spaccio al dettaglio di eroina. Io ero già assuntore dal 2004 e mi ero avvicinato a lui principalmente con lo scopo di avere un canale di approvvigionamento vicino, senza quindi aver bisogno di recarmi dagli zingari di viale Isonzo per l’acquisto”.
I venditori di morte: 4 dosi di eroina per un corrispettivo di 100 euro
Racconta che con il passare del tempo ha iniziato a contrarre debiti per l’acquisto di droga “dovevo dargli 3mila euro e Foderaro, in cambio dell’estinzione del debito e della cessione di una dose giornaliera di eroina, mi ha proposto di fare il corriere per lui”. Da qui inizia a consegnare regolarmente dosi a ragazzi di Squillace Lido, dove avveniva la prima fermata e poi ad altri di Soverato Superiore. Ciascun acquirente avrebbe acquistato mediamente circa 4 dosi per un corrispettivo di 100 euro. “Poi, dopo aver raccolto i proventi della spaccio, ritornavo ad Amaroni e aspettavo che Foderaro venisse da me per riscuotere i guardagni, senza avvertirlo telefonicamente, lui aveva il timore di utilizzare il telefonino ritenendo che fosse intercettato.
La droga nascosta sottoterra, nei fazzoletti, nelle confezioni di Estathè
Racconta agli investigatori che Foderaro gli consegnava le dosi da spacciare sempre in luoghi diversi e con madalità differenti, “per esempio a volte mi diceva di andare vicino a un lampione dove avrei trovato un pacchetto di Camel, o un fazzoletto arrotolato, o addirittura una confezione vuota di Estathè con all’interno la droga. In passato mi è capitato di recarmi nell’ovile di Foderaro, nella zona montana di Amaroni, dove nascondeva l’eroina sottoterra in una stalla. Ero sicuro che custodiva lì la sostanza, anche perché quando ritornava da me era sporco di terra, così come lo era il sacchetto in cui era contenuta. Nelle occasioni in cui assistevo a queste scene, mi capitava di notare Foderaro portare con sé una delle bilance di precisione in suo possesso e poi cominciava a tagliare la pietra di eroina e a dividerla davanti a me”. In base al racconto di Gasparro, Foderaro prendeva delle buste di plastica, le tagliava a forma di cerchio e all’interno metteva una parte di sostanza stupefacente, l’involucro veniva poi saldato con l’accendino. “Non mi consentiva di coadiuvarlo in tali operazioni per timore che rubassi qualche dose di eroina”.
Minacciato e malmenato per le mancate consegne
L’indagato afferma anche di essere stato minacciato e malmenato dal collega per non aver eseguito le consegne previste, che si traducevano in guadagni buttati: “ho avuto modo di vedere con i miei occhi che lo stesso, sempre all’interno dell’ovile, in un’occasione tagliava le canne di un fucile da caccia del tipo doppietta per renderla a canne mozze, in un’altra mi chiedeva se ero in grado di saldare un pezzo di una pistola automatica calibro 7,65. Ultimamente mi è capitato di vederlo mentre teneva in mano una pistola automatica cromata di grosse dimensioni che aveva anche un silenziatore, ed inoltre un’apparente penna che all’occasione si trasformava in una vera e propria arma da fuoco tanto che lo stesso mi chiese se conoscevo qualcuno che avesse le munizioni adatte per quell’arma”.
Bombe artigianali per commettere attentati
Confessa, che nel periodo di carnevale 2015, Foderaro gli ha fatto vedere una bomba artigianale “ utilizzata per commettere un attentato travestito”. Parla anche di Francesco Sestito, di Borgia,che avrebbe lavorato con Foderaro per lo spaccio di eroina a Borgia, Squillace Lido, Catanzaro Lido e a Montepaone Lido. Sestito in passato avrebbe spacciato per conto di Foderaro e dell’albanese Samuel Muca, che previ accordi con lui, avrebbe fatto arrivare l’eroina a destinazione tramite corrieri sempre diversi. “Quando arriva il corriere, la prima tappa è quella di traversa Isonzo di Catanzaro dove consegnano parte della sostanza a persone di etnia rom. Loro pagano l’acquisto di grossi quantitativi di eroina in contanti subito e ciò consente a Muca di pagare nell’immediatezza i corrieri che, in caso contrario, non scaricherebbero la merce”.
Il clan Bellocco e l’imposizione sull’acquisto di eroina
Racconta un episodio nel quale Foderaro gli ha confidato di essere stato costretto a rompere i rapporti con Muca, perché dei referenti del clan Bellocco di Rosarno, dopo essersi recati da lui, gli avrebbero imposto di acquistare da loro l’eroina invece che dagli albanesi a fronte di un maggiore guadagno. In caso contrario, ci sarebbero state delle ritorsioni nei suoi confronti. Gli stessi avrebbero aggiunto che gli albanesi avrebbero avuto vita breve e che era necessario che Foderaro passasse con loro “anche perché i carcerati stavano morendo di fame”. Sul fronte cocaina, Foderaro si sarebbe servito, a seconda delle circostanze, di Gasparro, del cugino Rocco Omuncolo, di Francesco Sestito e di chiunque fosse disponibile senza alcuna remora, per evitare che Foderaro, durante il tragitto, potesse essere sottoposto a controllo da parte delle Forze di polizia e trovato in possesso dello stupefacente. “Posso affermare che Foderaro detiene il monopolio dello spaccio di eroina. E’ una persona imprevedibile, proprio per eludere eventuali attività d’indagine non rispetta mai gli orari degli appuntamenti finalizzati a cedere l’eroina ai suoi fidati spacciatori e clienti. E’ paranoico, teme di essere intercettato, cambia spesso cellulari e numeri di telefono e in un’occasione mi ha confidato di aver trovato una microspia all’interno della sua auto”.
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