Assemblea al Tribunale di Vibo Valentia dopo le intimidazioni ai giudici della sezione Lavoro Ilario Nasso e Tiziana Di Mauro. “Continueremo a fare il nostro dovere” affermano i due magistrati. L’incontro tra avvocati e magistrati a supporto dei due giudici vittime di minacce espresse in un volantino circolato nei giorni scorsi si è tenuto oggi nel Palazzo di giustizia. Presenti il procuratore di Vibo Camillo Falvo, il vescovo della diocesi monsignor Attilio Nostro. “Senza imbarazzi, con grande senso del dovere nel rispetto dei valori che da sempre animano l’attività della magistratura” questo il messaggio lanciato dai partecipanti all’assemblea. Magistrati e avvocati uniti per dire ‘no’ alle minacce da qualunque parte provengano, in un territorio ‘caldo’ come quello vibonese dopo la scoperta di un volantino indirizzato ai due giudici. Sulla vicenda indagno forze dell’ordine e Procura.
Il giudice Nasso: “Poteva succedere a tutti i colleghi come me”
Il giudice Nasso: “Poteva succedere a tutti i colleghi come me”
“Quello che è successo a me – ha affermato il giudice Ilario Nasso – poteva succedere a tutti gli altri valenti giovani colleghi che lottano per l’amministrazione imparziale e laboriosa della giustizia alle nostre latitudini. Si tratta di una vicenda che dovrebbe ricevere la giusta attenzione nel dibatto pubblico e istituzionale”. La sezione del Lavoro del Tribunale di Vibo al momento vede in attività solo due magistrati costretti a smaltire una miriade di cause. Per ottenere una sentenza si arriva ad attendere fino a 10 anni nel settore della previdenza, 8 in quello del lavoro. La carenza di organico fa sentire il suo peso a volte in maniera drammatica.
Il giudice Di Mauro: “Non muteremo il nostro modo di procedere”
L’episodio è sintomatico delle condizioni in cui operano i magistrati vibonesi, non solo per problemi strutturali, ma soprattutto ambientali. “Siamo commossi, – ha dichiarato ai microfoni di Rai 3 il giudice Tiziana Di Mauro – non sentirsi soli è davvero la risorsa più preziosa in questo momento. Ne siamo profondamente convinti sia io sia il collega. Siamo certi che non muteremo il nostro modo di procedere che abbiamo adottato fino adesso”.