Gli effetti del Covid: nel 2020 in Calabria persi 19mila posti di lavoro

Il dato emerge da uno studio dell'Osservatorio-Laboratorio economico-territoriale sulle politiche del lavoro del Dipartimento regionale Lavoro della Regione Calabria

A fine settembre 2020, in Calabria, si è registrata una perdita netta di oltre 19mila lavoratori occupati rispetto al 2019. Il dato emerge da uno studio dell’Osservatorio-Laboratorio economico-territoriale sulle politiche del lavoro del Dipartimento regionale Lavoro della Regione Calabria: lo studio, si legge nel documento, illustra “le condizioni socio-economiche e occupazioni attuali di cui tenere conto per la definizione di una nuova fase di ripresa socio-economica e occupazionale”.

In generale, l’Osservatorio-Laboratorio del Dipartimento Lavoro della regione rimarca come “a seguito della contingenza dovuta all’emergenza da Covid 19, gli effetti della crisi sul mercato del lavoro in Calabria incidono negativamente sul mantenimento dei livelli occupazionali con conseguenze dirette sull’allargamento dell’area della povertà che interessa le famiglie calabresi. La crisi attuale ha consolidato, di fatto, alcune criticità già collegate a fattori strutturali direttamente connesse alle più generali condizioni socio-economiche e occupazionali della Calabria”.

In generale, l’Osservatorio-Laboratorio del Dipartimento Lavoro della regione rimarca come “a seguito della contingenza dovuta all’emergenza da Covid 19, gli effetti della crisi sul mercato del lavoro in Calabria incidono negativamente sul mantenimento dei livelli occupazionali con conseguenze dirette sull’allargamento dell’area della povertà che interessa le famiglie calabresi. La crisi attuale ha consolidato, di fatto, alcune criticità già collegate a fattori strutturali direttamente connesse alle più generali condizioni socio-economiche e occupazionali della Calabria”.

Sul piano statistico, dallo studio emerge che in Calabria “gli occupati passano da 550.520, alla data del 31 dicembre 2019, ai 531.220 lavoratori occupati di fine settembre 2020, corrispondente a una perdita netta pari a –19.302 lavoratori occupati. I disoccupati passano da 146.373 persone, alla data del 31 dicembre 2019, ai 146.087 di fine settembre 2020, corrispondente ad una diminuzione di lavoratori disoccupati pari a -286 lavoratori”. “Gli inattivi – riporta ancora l’indagine dell’Osservatorio regionale – passano da 586.713 persone, alla data del 31 dicembre 2019, a 577.798 persone, alla fine di settembre 2020. Una variazione che esprime una diminuzione del numero di persone (-8.915) che non lavorano e non sono alla ricerca di un’occupazione”.

Inoltre nel 2020, secondo lo studio, “il totale dei lavoratori calabresi avviati al lavoro è pari a 106.581. Una componente molto significativa è costituita dai lavoratori che si sono spostati fuori regione, per andare a lavorare: sono 15.988, corrispondenti al 15% circa. In termini numerici i calabresi che vanno a lavorare fuori regione con il titolo universitario sono pari a 4.636, corrispondente al 29% circa dei lavoratori andati fuori regione”.

L’Osservatorio-Laboratorio del Dipartimento Lavoro della Regione analizza poi anche le azioni di contrasto alla crisi del mercato del lavoro in fase emergenziale, osservando che “il reddito di cittadinanza (RdC) ha comunque avuto un effetto, anche sul piano del contenimento delle ricadute negative sul mercato del lavoro a causa dell’emergenza Covid 19”. In Calabria al 31 dicembre 2020 – riporta lo studio – i nuclei familiari percettori in totale sono 80.886, di cui 74.035 (91,5%) per il reddito di cittadinanza, e 6.581 (8,5%) per la pensione di cittadinanza, i beneficiari totali sono 187.622 persone, di cui 179.593 per il reddito di cittadinanza e 8.029 per la pensione di cittadinanza.

Secondo il Dipartimento regionale Lavoro, una nuova fase di ripresa socio-economica ed occupazionale presuppone “fiducia” cioè “contrastare l’effetto scoraggiamento” (rilevabile dall’andamento generale degli inattivi), “territorio”, cioè “rendere attrattivo il sistema regione per frenare la perdita di risorse umane” (rilevabile dall’avviamento al lavoro di calabresi con trasferimento in altre regioni d’Italia) e “competenze”, cioè “valorizzare il capitale umano e creare opportunità, per limitare la perdita di forze lavoro qualificate” (rilevabile dal consistente numero di persone, con titolo di studio universitario, che si trasferiscono in altre regioni d’Italia).

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