Gli ex Lsu-Lpu e l’inconsistenza della politica calabrese: verso una nuova mobilitazione

Si avvicina la data del 31 marzo 2021, scadenza della proroga concessa dal Governo ai Comuni per procedere alle stabilizzazioni
Lsu-Lpu

La Calabria è una regione il cui sistema pubblico si regge sul precariato, quando non sul lavoro nero come nel caso dei tirocinanti. Dopo 25 anni di sfruttamento e bocconi amari gli Lsu e Lpu calabresi sembravano a un passo dall’agognata risoluzione dei loro problemi. Invece la situazione appare tutt’altro che risolta. A lanciare l’allarme è l’Unione sindacale di base. “Mentre si avvicina la data del 31 marzo 2021, scadenza della proroga concessa dal Governo ai Comuni per procedere alle stabilizzazioni, ancora – denuncia l’Usb – sono diverse le amministrazioni che sono ferme al palo. E per tanti lavoratori che si sono visti finalmente stabilizzare il loro rapporto a tempo indeterminato, l’amara sorpresa di vedersi però ridotto l’orario di lavoro, fino anche a 15 ore settimanali, e di conseguenza lo stipendio mensile e la possibilità di mantenere dignitosamente la propria famiglia”.

Il rimpallo delle responsabilità

Il rimpallo delle responsabilità

Per il sindacato il governo regionale cerca di rimpallare tutte le colpe su quello nazionale, nell’eterno giochino dello scaricabarile. Ma mentre la Regione gioca questa carta, i “suoi” Lpu continuano a non venire stabilizzati mentre per gli Lsu, dopo aver fatto un concorso che prevedeva 26 ore di lavoro, si tenta una contrattualizzazione a 16 ore. A Roma la situazione non è certo migliore, e la folta delegazione calabrese pare non dire nulla rispetto a questa eterna vertenza, così come i referenti regionali di ministri e “correnti” varie fanno orecchie da mercante. “Eppure – sottolinea l’Usb – c’è bisogno di una risposta urgente che possa ridare fiducia nel futuro a questi lavoratori e a tutta la popolazione calabrese, perché se il pubblico stenta sono i cittadini a pagarne le conseguenze.
La difficoltà cronica in cui versano le amministrazioni comunali calabresi, e meridionali in genere, è cosa nota, così come la totale insufficienza delle piante organiche della macchina pubblica che, a fronte di poche unità di lavoratori stabilizzati, vede il grosso della manodopera precaria e tirocinante”.

Verso una nuova mobilitazione

Nonostante la pandemia e la zona rossa, Usb è determinata a riprendere la mobilitazione per chiedere la stabilizzazione del precariato storico, con contratti dignitosi e non con una manciata di ore settimanali e, soprattutto, una nuova stagione di assunzioni nel pubblico impiego che possano rilanciare veramente la Calabria.

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