C’è sempre qualcuno che cade dalle nuvole e candidamente si chiede perché “la gente” ce l’abbia tanto con la “politica”. Eppure mai come in questo periodo il distacco tra il palazzo e la strada lo si può toccare con mano, ma solo se la strada la si frequenta per necessità e non per diletto. L’Immacolata è, da sempre, il preludio delle Feste natalizie e del Capodanno, il giorno in cui si comincia ad assaporare il calore umano tipico del periodo e la voglia di lasciarsi tutto il peggio alle spalle. Quest’anno però per molti non sarà così e non serve la sfera di cristallo per capire che più si avvicinerà la fine della seconda annata di pandemia e più crescerà la frustrazione.
Peggio di prima
Peggio di prima
Si pensi ai commercianti, ai ristoratori, ai baristi, ai pizzaioli, ai gestori di locali, a chi insomma da una vita lavora per dare diletto agli altri, a chi suda mentre tutti festeggiano. Per capire in che situazione si trovino non serve ricordare quanto funesto sia stato il 2020 delle chiusure e dei “ristori” ballerini, ma basta guardare a cosa sta succedendo proprio in questi giorni. La scienza ha fatto e sta facendo il suo corso, le vaccinazioni vanno avanti con gli opportuni solleciti, eppure tra nuove varianti e vecchie paure queste categorie si ritrovano al punto di partenza, proprio alle porte del periodo in cui avrebbero potuto tornare non tanto a veleggiare verso porti sicuri, ma quantomeno a galleggiare pur con l’acqua alla gola. O forse peggio del punto di partenza, perché ci si è preparati e si sono investite risorse per adeguare e mettere in sicurezza spazi che rischiano di rimanere ancora una volta vuoti.
Usura e mafie prosperano nel deserto
Non serve dunque l’ennesimo allarme della Dia o di altre autorità antimafia per capire quanto in questo contesto possano prosperare fenomeni già tristemente consolidati a queste latitudini come l’usura, e quanto la voracità della ‘ndrangheta possa trovare facile soddisfazione ai propri appetiti in questo deserto economico-sociale. Ci si aggiunga che lo Stato, con l’ennesima manovra e le ennesime novità fiscali introdotte da qui a breve, non sta certo aiutando queste categorie, anzi. Se da un lato si mantengono privilegi intollerabili per la politica, con stipendi aumentati per i sindaci e compensi immutati e vergognosi (tra gli 11mila e i 14mila euro al mese) per consiglieri-assessori regionali e governatori, dall’altro si insiste con la crudeltà fiscale verso chi ha sempre meno e non verso chi potrebbe pagare di più.
Super green pass e cartelle esattoriali
I giorni in cui entrano in vigore il super green pass e le nuove restrizioni che inevitabilmente allontaneranno le persone da bar, ristoranti, cinema e teatri, si incrociano con nuove e più stringenti scadenze esattoriali che qualche timida proroga non renderà certamente meno pesanti per chi si ritrova a dover versare all’erario più di quanto incassa dai clienti. Trenta giorni in più per pagare le cartelle esattoriali notificate dal 1° settembre al 31 dicembre 2021, più una “mini proroga” al 9 dicembre, cioè domani, per versare le rate della rottamazione ter e quelle del saldo e stralcio: le “novità” si traducono solo in un accanimento, nel prolungamento di un’agonia già avviata per piccola impresa, artigianato e altri settori produttivi che una volta costituivano l’ossatura sana dell’Italia. E che, proprio per la voragine che si è aperta tra strada e Palazzo, tra classe dirigente e realtà, ora si avviano a un triste, tristissimo Natale.