Gli ultimi soldati Usa hanno lasciato l’Afghanistan, esultano i talebani

Si chiude la più lunga guerra degli Stati Uniti. Biden promette: si apre un'altra pagina. Ma i problemi rimangono

Anche l’ultimo soldato americano ha lasciato Kabul e i talebani esultano: conquistato il potere in un lampo, anche loro sorpresi dalla rapida ascesa, hanno festeggiato sparando con le mitragliatrici verso il cielo alla partenza dell’ultimo aereo Usa e hanno subito preso il pieno controllo dell’aeroporto. Il loro portavoce, attraversando la pista e gli hangar, con chiaro intento simbolico, ha avvertito: “La sconfitta degli americani è una lezione per gli altri invasori”.

La guerra più lunga

La guerra più lunga

Si chiude così la più lunga guerra americana, una guerra che ha dimostrato che le armi non portano democrazia nelle società povere e profondamente divise. Una guerra voluta dall’amministrazione di George W. Bush, che i presidenti Barack Obama e Donald Trump riconobbero entrambi come una causa persa e che è stata chiusa da Joe Biden, che ha trovato il coraggio di farla finita e prendersi la colpa.

L’attesa al Pentagono

Al Pentagono, il segretario alla Difesa Lloyd Austin e il generale Mark Milley hanno assistito agli ultimi 90 minuti della partenza militare in tempo reale da una sala operativa nel seminterrato: secondo una fonte Usa, sono rimasti seduti in silenzio mentre osservavano le truppe che effettuavano i controlli degli ultimi minuti, rendevano inutilizzabili i principali sistemi di difesa e salivano a bordo dei C-17.

L’ultimo soldato

Quando l’ultimo aereo si è alzato in volo, hanno tirato un sospiro di sollievo. La foto (© Afp) dell’ultimo soldato è destinata a rimanere nella storia: mostra un militare avviarsi a piedi, con il fucile stretto nella mano destra, prima di salire sul C-17 decollato poco prima della mezzanotte, ora di Kabul: è il generale maggiore Chris Donahue, che assieme all’ambasciatore Ross Wilson, ha chiuso simbolicamente la missione.

“Un nuovo capitolo”

A sentire il segretario di Stato, Antony Blinken, si apre “un nuovo capitolo dell’impegno dell’America in Afghanistan”. La rappresentanza diplomatica è stata spostata da Kabul a Doha. Ma i problemi rimangono, a cominciare da chi è rimasto in Afghanistan. Stamane, a guardare i resoconti locali, c’era ancora qualche disperato che aspettava al cancello orientale dello scalo, in attesa di entrare.

L’incognita dell’aeroporto

Al momento, tuttavia, le compagnie aeree commerciali non volano nell’aeroporto e non è chiaro chi si occuperà della sua gestione. Nè tantomeno si sa come riusciranno a uscire quanti sono rimasti e non vorrebbero essere a terra. Il gigantesco ponte aereo messo in campo dal 14 agosto, quando i talebani hanno preso il potere, ha messo in salvo 123mila persone. Di loro 6mila sono americani, ma Blinken ha ammesso che tra i 100 e i 200 statunitensi che vorrebbero andarsene rimangono ancora nel Paese.

Le promesse di Biden

E poi ci sono le migliaia di afghani che hanno lavorato per anni con gli alleati e non sono riusciti a partire. Gli Usa e la comunità internazionale si aspettano che i talebani mantengano la promessa di lasciarli andare. Biden è sotto il fuoco delle critiche, i repubblicani ne chiedono addirittura l’impeachment. Lui invece promette: si apre un’altra pagina, che mette gli Usa in posizione di forza per affrontare le sfide del futuro, a cominciare dal bilanciamento della Cina.

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