Grande successo per “Gente in Aspromonte”

Si è da poco conclusa la seconda edizione di “Gente in Aspromonte”, la due giorni fortemente voluta dal presidente della Giunta regionale Mario Oliverio che anche quest’anno si è svolta nel cuore dell’Aspromonte, tra il Rifugio Carrà di Africo Antico e Bova ed ha visto la partecipazione di numerosi giornalisti, scrittori, uomini di cultura, sindaci, amministratori locali e regionali; tra gli intervenuti anche il prof. Luigi Maria Lombardi Satriani, noto antropologo di fama nazionale ed internazionale, già preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e Prorettore per le attività culturali dell’Università della Calabria, presidente dell’Associazione Italiana per le Scienze Etno-Antropologiche (AISEA) ed ex senatore della Repubblica italiana.

«L’iniziativa che si è svolta nei giorni scorsi ad Africo e a Bova è stata, a mio avviso, di grande efficacia, anche per il messaggio che essa, di fatto, ha trasmesso». Sono state le parole dell’antropologo, il quale ha continuato: «Proprio nella zona dove hanno vissuto e vivono gli ultimi della storia, regione che nei primi decenni del Novecento il grande meridionalista Umberto Zanotti Bianco raggiungeva a fatica, a piedi, e a dorso di asino, in giorni e giorni di logorante cammino, si sono realizzate una pluralità di voci affermanti la volontà di riscatto, la tenace volontà di non essere confinati nei pregiudizi e negli stereotipi razzisti che ancora perdurano in una parte della società italiana ed è emersa la volontà di andare oltre la ‘ndrangheta, realizzando una summer school nella quale questo fenomeno – da condannare nella maniera più assoluta, senza alcun tentativo di giustificazionismo – vada combattuto attraverso una conoscenza approfondita ed articolata dei suoi vari aspetti, nel linguaggio che è capace di parlare, nei valori che testimonia, anche se in maniera radicalmente distorta, ma che pure affondano le radici nell’antica cultura tradizionale calabrese: l’onore, la dignità, il rispetto della parola data, la serietà nei gesti, nei comportamenti, nelle parole, il rispetto delle donne e così via.

«L’iniziativa che si è svolta nei giorni scorsi ad Africo e a Bova è stata, a mio avviso, di grande efficacia, anche per il messaggio che essa, di fatto, ha trasmesso». Sono state le parole dell’antropologo, il quale ha continuato: «Proprio nella zona dove hanno vissuto e vivono gli ultimi della storia, regione che nei primi decenni del Novecento il grande meridionalista Umberto Zanotti Bianco raggiungeva a fatica, a piedi, e a dorso di asino, in giorni e giorni di logorante cammino, si sono realizzate una pluralità di voci affermanti la volontà di riscatto, la tenace volontà di non essere confinati nei pregiudizi e negli stereotipi razzisti che ancora perdurano in una parte della società italiana ed è emersa la volontà di andare oltre la ‘ndrangheta, realizzando una summer school nella quale questo fenomeno – da condannare nella maniera più assoluta, senza alcun tentativo di giustificazionismo – vada combattuto attraverso una conoscenza approfondita ed articolata dei suoi vari aspetti, nel linguaggio che è capace di parlare, nei valori che testimonia, anche se in maniera radicalmente distorta, ma che pure affondano le radici nell’antica cultura tradizionale calabrese: l’onore, la dignità, il rispetto della parola data, la serietà nei gesti, nei comportamenti, nelle parole, il rispetto delle donne e così via.

Tutti questi aspetti, compresi quelli relativi ad una religiosità popolare profondamente avvertita e praticata, saranno analizzati dai docenti della summer school: giuristi, storici, antropologi, sociologi e tanti altri cultori delle scienze umane. Docenti, tutti, scelti da un Comitato Scientifico che sta per essere costituito, composto da personalità di alto profilo, italiane e di altri numerosi Paesi.

La summer school si svolgerà in stretta collaborazione con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e, in particolare con il prof. Francesco Calabrò, docente di questa università con il quale ho elaborato, in piena condivisione di intenti, tale progetto. Anche attraverso questo progetto sarà testimoniata la volontà che parte da Africo di andare oltre per raggiungere obiettivi di grande respiro, di riapertura a tutte le declinazioni dell’umano. Emblematica, in questa direzione, la proposta che ho avanzato a conclusione dei lavori, per quanto mi riguardava, di trasformare l’Aspromonte in Aspro-ponte: un ponte dalla lingua di Omero alla cultura del Rinascimento italiano, alla cultura del Novecento, nella quale campeggiano le figure, per quanto riguarda quest’area, di Umberto Zanotti Bianco, già ricordato, Edoardo Mollica, Pasquino Crupi, degli scrittori Saverio Strati, Fortunato Seminara, Mario La Cava, Leonida Repaci, Palma Comandè, Gioacchino Criaco, Mimmo Gangemi e quanti altri, proprio in questa area, si dedicano con enorme impegno, alla scrittura e alla traduzione narrativa delle loro esperienze. Né possono essere dimenticate le varie forme di attività imprenditoriali, progettuali, scientifiche, operative declinate al femminile di cui abbiamo avuto, proprio nella seconda giornata, una suggestiva e coinvolgente testimonianza. Il bilancio provvisorio di questi due giorni, come tutti i bilanci, non può pertanto che essere pienamente positivo».

Alle considerazioni del prof. Lombardi Satriani, va aggiunta la una dichiarazione dello scrittore Gioacchino Criaco, che anche quest’anno ha partecipato a “Gente in Aspromonte”.

Criaco, grande protagonista del mondo intellettuale calabrese, autore di romanzi importanti come “Anime Nere” e “La Maligredi”, punto di riferimento di tanti nuovi scrittori ed intellettuali calabresi che si sforzano di raccontare una Calabria diversa da quella raccontata finora da chi, «nella pancia del popolo calabrese non c’è mai stato», parlando della “due giorni” aspromontana, ha affermato:

«L’appuntamento di Africo si conferma ciò che è stato l’anno scorso: il luogo dell’incontro. Un punto in cui i calabresi vengono, si ritrovano e ognuno dice quello che ha in testa. Può dirlo bene o male, ci possono essere delle idee giuste o sbagliate, ma la ragione di un progetto come questo è questa e continuerà ad essere questa: “farsi” un posto di tutti, un luogo libero, in cui ognuno dice quello che gli pare e, rispetto a quello che si dice, ognuno può pensare e dire quello che si vuole. Questa è già una piccola, grande rivoluzione: essere un posto libero. Africo anche quest’anno si è riconfermato un luogo di libertà».

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