Gratteri a Vibo: “Non votate i soliti faccendieri che promettono il posto per vostro figlio”

"I governi che si sono susseguiti non hanno investito in istruzione perché un popolo ignorante, a cui basta ridere con le barzellette, è più malleabile"

di Maria Teresa Improta – E’ stato presentato oggi pomeriggio in anteprima nazionale a Vibo Valentia, nella cornice del Largo Antico Collegio, il nuovo libro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso Non chiamateli eroi. Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alle mafie. L’evento, si inserisce nell’ambito delle iniziative volte a promuovere il titolo di Capitale del libro 2021 della città di Vibo Valentia ed è stato organizzato dal Sistema Bibliotecario Vibonese in collaborazione con Fieri di Leggere (Festival curato dall’Accademia Drosselmeier di Bologna) e presentato dal direttore scientifico del SBV Gilberto Floriani insieme al sindaco Maria Limardo. L’opera rivolta ai ragazzi, ai più giovani, ricca di illustrazioni e di una narrazione stimolante attraverso la quale si raccontano le vite di personaggi uccisi dalla criminalità organizzata è stata raccontata in prima persona dal procuratore Nicola Gratteri.

Gratteri: “Forse la morte di Borsellino si poteva evitare”

Gratteri: “Forse la morte di Borsellino si poteva evitare”

“Il nostro obiettivo – ha spiegato Gratteri – era quello di umanizzare queste vittime di mafia e farli ritornare terreni, vicini, abbordabili. Esempi di persone normali che hanno perso la vita, per un’idea, un principio, un valore. Il personaggio più famoso del libro, Giovanni Falcone, diceva “non consideratemi un eroe”. Il messaggio che lui voleva trasmettere era “non consideratemi irraggiungibile”, perché altrimenti subentra la rassegnazione, l’impossibilità di arrivare a quel target. L’uccisione di Falcone è stata imprevista. Forse avremmo però potuto fare qualcosa per evitare la morte di Paolo Borsellino. Non è stato fatto tutto quello che si poteva fare per tutelarlo. Lui sapeva di morire già un mese prima, stava facendo il suo conto alla rovescia continuando a lavorare e ripetendo che aveva fretta. Le riforme della giustizia ideate da Falcone oggi si stanno cercando di smontare, con pacatezza e distacco si parla dell’abolizione dell’ergastolo ostativo. Ciò mi preoccupa. In questo periodo sono arrabbiato, sto pensando male, si stanno facendo ragionamenti strani, e discutendo di cose che Riina con le sue bombe non è riuscito a fare. Qualcuno si è scandalizzato quando ha saputo che il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca è stato scarcerato dopo 25 anni di detenzione. Qualora certe riforme dovessero passare uscirà da 25 anni anche chi non ha detto neanche “un quarto della messa” e ha assassinato magari 100 persone. Si galleggia nell’ipocrisia”.

Questione carceraria

“Siamo da un anno e mezzo che parliamo di Covid. Nel mentre però – ricorda il procuratore Gratteri – si sta discutendo, si stanno scrivendo bozze, studi, sulle modifiche di apportare a ciò che ci ha detto la Corte costituzionale. A ciò che ogni sei mesi ci dice la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo denunciando il sovraffollamento e l’inumanità delle carceri italiane. Come soluzione del problema è stata pensato di usare parte dei fondi del recovery plan per ristrutturare i penitenziari e aumentare il ricorso alle misure alternative alla detenzione carceraria. Non mi pare una grande novità della politica italiana degli ultimi 60 anni. Mi sembra un “a volte ritornano”. Direi di stare attenti, gridare, protestare, contestare e non accettare in modo supino quello che si sta progettando”.

Gratteri: “Mafie votano e fanno votare”

“La provincia di Vibo Valentia è quella che – dichiara Gratteri – ha ricevuto una grande attenzione da parte delle forze dell’ordine e della magistratura, oggi anche grazie alla perfetta sintonia tra la Procura distrettuale antimafia di Catanzaro e la Procura vibonese guidata da Camillo Falvo. E’ un territorio dove si registra però un analfabetismo amministrativo. Mi sarei aspettato di più dai sindaci, ma c’è molta collusione con la ‘ndrangheta perché sappiamo che le mafie votano e fanno votare. Questo riconoscimento come Capitale del Libro è un messaggio di vicinanza ed è anche importante capitalizzarlo andando più in profondità, cercando di creare progetti e strutture che coinvolgano i ragazzi, andandoli a prendere in strada. Qualcuno forse non ha spiegato loro finora l’importanza dell’istruzione e abbiamo noi il compito di farlo. Per la Calabria vogliamo le stesse infrastrutture che ci sono in Lombardia e Veneto, non vogliamo altro. Al resto ci pensiamo noi. Dobbiamo però fare di più. La mentalità sta cambiando, sento maggiore consapevolezza nel fatto che possiamo uscire da questo tunnel, ma bisogna occupare di più gli spazi. Non ci sono alibi. Non esistono territori in Italia in cui si sono fatte tante indagini per numero di abitanti o chilometri quadri come nella provincia di Vibo Valentia. Impegnatevi nel sociale, nella politica, prendete posizione. Non lasciate tutto in mano ai soliti faccendieri che vengono a chiedervi il voto promettendo il posto di lavoro per vostro figlio. Non votateli, vi stanno prendendo in giro.

Gratteri: “Insegnanti sfigati rispetto il cafone al bar”

“C’è bisogno di un approccio diverso all’istruzione e alla cultura. E’ un impegno che costa fatica – ammette Nicola Gratteri – e non c’è certezza del risultato, se va bene su 100 ragazzi ne convinci 20 spiegando loro che il crimine non paga. I governi che si sono susseguiti negli ultimi 40 anni non hanno investito in istruzione perché un popolo ignorante, a cui basta ridere con le barzellette, è più malleabile. Gli insegnanti arrivano a scuola con la Panda, con la Punto e vengono visti dai giovani come degli sfigati in confronto al cafone al bar con il Suv da 80mila euro e la catena d’oro al collo. Conosco molta gente che di fronte a me recita la parte di un attivitsta per la legalità e al contempo so che si intrattiene a cena con avanzi di galera, con gente che per caso non è in carcere. Di gattopardi ce ne sono tanti. Bisogna stanare queste persone perché fanno danni. Dobbiamo essere feroci con loro, non consentirgli di prendere in giro la collettività. Essere più intransigenti, non serve essere intolleranti. Dissi una volta a un vescovo che andava a cena dal boss del paese di frequentare il contadino che gli abita a fianco invece di, come sosteneva lui, tentare di far ravvedere la pecorella smarrita, perchè così facendo legittimava il suo potere”. All’incontro che ha registrato una notevole affluenza di pubblico hanno partecipato il prefetto di Vibo Valentia Roberta Lulli e il sottosegretario per il Sud e la Coesione territoriale Dalila Nesci.

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